giovedì 24 maggio 2012

Anti Grillo

Finanziamento ai partiti, spunta l’emendamento anti Grillo. I diretti interessati giurano che non c’è alcun legame. Ma certo l’emendamento votato oggi alla Camera che priverebbe il Movimento 5 Stelle dei finanziamenti pubblici rischia di trasformarsi in un autogol non indifferente. La modifica al testo concordato da Pdl, Pd e Terzo polo sui contributi elettorali ai partiti politici è stata presentata da due deputati dell’Udc e approvata dall’aula di Montecitorio. Stabilisce che per poter accedere ai rimborsi elettorali previsti dal provvedimento, ogni partito debba avere uno statuto, «conformato a principi democratici nella vita interna con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti». Insomma, senza Statuto, niente rimborsi (fondi che peraltro Beppe Grillo ha sempre detto di voler rifiutare). Nessuna riforma anti-5 Stelle, assicurano i parlamentari centristi. Nessun tentativo di rallentare l’avanzata dei grillini. Piuttosto questa è «una norma di assoluta civiltà». Eppure dati i probabili effetti, il provvedimento è destinato a sollevare forti polemiche. Altro che manovra di Palazzo, si difendono i deputati. Beppe Grillo potrà avere tutti i finanziamenti che gli spettano. Ma «se il Movimento 5 Stelle vorrà i rimborsi - spiega il primo firmatario dell’emendamento Pierluigi Mantini - dovrà diventare prima un partito». 


marco sarti
linkiesta.it