sabato 19 maggio 2012

Se Grillo...

Se Grillo prende Parma, inizia la terza Repubblica.


Se, con l’aiuto della destra o senza, a Parma vincerà domenica il candidato grillino il passaggio alla terza repubblica diventerà inevitabile. L’intero mondo politico e istituzionale ha infatti dato all’avanzata dei grillini il senso del cambiamento dello stato delle cose. Altrove, fuori d’Italia, l’avanzata di forze eccentriche, si pensi a Pirati tedeschi ma persino al primo affacciarsi dei Verdi o della Linke in Germania, che riabilitò dopo la caduta del Muro i comunisti, nessuno si è mai sognato di dichiarare fallito un sistema politico. Qui è bastato che un signore particolarmente abile con la parola e avanti su tutti nell’uso della rete rosicchiasse percentuali elettorali a una cifra per mandare in tilt il mondo politico tradizionale. Ecco perché Parma è diventata cruciale. Per la destra può rappresentare il più singolare suicidio della storia con l’appoggio al nuovo movimento pur di danneggiare l’avversario. Per la sinistra perché potrebbe dimostrare che non detiene più il monopolio della protesta sociale e della voglia di cambiamento. Perché questo accade? Accade per la ragione elementare che il mondo politico ufficiale sente che dietro Grillo vi sono due cose vere. La prima è la protesta dei cittadini, la seconda è la novità di una lista e di nuovi politici visibilmente diversi nei loro tratti essenziali, perchè vengono dal basso, perché non spendono una lira, ovvero un euro, perché partecipano al grande gioco dei media nel modo più singolare, sottraendovisi. Soprattutto perché portano alle estreme conseguenze quella cultura anti-ideologica che le grandi forze politiche hanno eretto a nuove mura della loro cittadella. Se lo scontro non avviene fra visoni diverse ma fondamentalmente sull’offerta di personale politico non c’è da sorprendersi se il cittadino è tentato di andare là dove vede la novità. Ecco perché altrove questi movimenti segnalano lo stress di una stagione politica ma non la sua crisi finale. Qui partiti senza identità si confrontano con un movimento senza identità e rischiano di aiutare la sua avanzata, come vuol fare la destra a Parma, o di vedersi sopravanzare nel controllo del voto di cambiamento. Grillo, e per tanti aspetti anche Matteo Renzi, interpretano lo stato di stanchezza dell’opinione pubblica di fronte alla politica per come l’hanno conosciuta. Là dove i partiti rappresentano corposi blocchi elettorali, cioè interessi, e robuste tradizioni, può accadere che un nuovo soggetto politico si affermi ma difficilmente che dilaghi fino a mettere in crisi un sistema. Grillo, invece, può fare come fece Bossi che indicò con la sua avanzata la crisi del vecchio blocco politico di comando qualche tempo prima che scoppiasse Tangentopoli. La verità è che in Italia le forze politiche fanno quasi a gara per assomigliarsi e rischiano di cadere tutte assieme alla prima scossa di un movimento eterodosso. Occhio su Parma quindi. La destra aiutando Grillo, se lo farà, certificherà la propria morte culturale prima che politica. La sinistra se non riuscirà a prevalere scoprirà che a essere post-ideologici, nel senso banale con cui l’autodefinizione viene citata dai politici moderni, si può morire. Perché piaccia o no, quello che i cittadini chiedono alla politica, oltre che l’onestà e la preparazione dei suoi addetti, è una visione, un’interpretazione del presente e del futuro. Per questo in Europa vanno a destra o a sinistra mentre in Italia si fermano interdetti davanti a questo ingorgo pazzesco di partiti senza bussola. 
peppino caldarola
linkiesta.it