venerdì 2 ottobre 2020

La Rivolta dei Peones

Ho letto Di Battista ed ho avuto un moto di interesse ascoltare un presunto peones sebbene a cinque stelle. La sua storia assomiglia a quelle di tanti che si allontanano dai tandem o tricicli dei gestori del potere. La credibilità del resto se la è distrutta da solo girando il mondo, senza andare in Australia, mentre il suo movimento moderava i termini, assumeva il potere e indossava il simulacro inamidato a doppio petto del "si ma anche..." . Lo capisco... Si ritrova a scontrare l'ancien regime senza nemmeno i galloni di Mastella. Rischia la testa come Robespierre...o Craxi. Avesse almeno avuto le palle di una requisitoria al Re come saint'just. Sono una bella e chiassosa banda da festa dominicale e reddito di cittadinanza. Il lunedì vale solo per chi lavora. E allora non puoi che immaginare nasca disprezzo caro Cambogia per non dire Hamamet. Da come si veste vorrebbe assomigliare al D'Alema delle origini... La Sinistra è altro! Non è tardiva resipiscenza... Rivendico la necessità di sinistra in questo Paese di lestofanti, democristiani pentiti il tempo che si sciolga l'ostia, comunisti col monopattino per nipoti e mangianti con il passato da proletari. Tutti ex di qualcosa di cui provano vergogna! Ho buttato la tessera elettorale in calcio d'angolo aspettando un sussulto da not in my name Magrini... Ma il coraggio è roba di pochi e fra i pochi mi trovo Biagini. Gli voglio bene, da intendersi politicamente, perché ha emendato le sue culpa non tradendo se stesso almeno. Non è poco. Ha atteso il terzo canto del gallo ma non ha baciato la poltrona... Ha scelto la libertà. L'ho rinviato a giudizio perché non è un Ragazzi da sottovalutare. Non è un amore proibito il nostro, forse solo unilaterale e in quanto tale rivoluzionario. Dicono che perorano la candidatura di una Madonna a sindaco di Rimini dopo il liutaio magico... La blasfemia per fortuna è stata depenalizzata. P. S. Hanno bestemmiato perfino al grande fratello o GF, come Guardia di Finanza, per finire a morire democristiani. 
Roberto Urbinati