venerdì 1 marzo 2024

Autonomia Sarda

Il voto sardo che ha incoronato Alessandra Todde presidente, può essere visto da diverse prospettive. Se dovesse avere una replica in Basilicata allora le tranquillizanti intenzioni di voto subito espresse, per calmare la Meloni ed il nemico Salvini, dovrebbero subire una allarmante variazione. Rimango nell'isola. Ho concesso alle bastonate da non ripetere, una valida ragione per una sconfitta che sembra cercata. Tafazzismo alla riminese, tipico della destra, poco avvezza al potere e soprattutto non strutturata per conquistarlo. La Meloni è stata una eccezione che i piddini hanno cercato di imitare, sbagliando perfino la sarta. Ho letto un convincente articolo di Pino Cabras, sardo, deputato grillino per poco e giornalista. Vede le elezioni come una torta con diversi strati. Ciascuno offre una lettura diversa di un complesso fenomeno. Un intreccio di motivi locali e influenze politiche più vaste. Uno strato (democratico) della torta elettorale, ci dice che è stata una netta sconfitta del Centrodestra. Non potevano non pesare in negativo i cinque scadentissimi anni di Christian Solinas, il più impopolare dei presidenti di regione di tutta la Repubblica. Il candidato presidente proposto in luogo di Solinas, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, ha pensato di cavarsela con il più paraculo degli slogan: «Nessuno slogan». Anche lui non ha mai brillato per popolarità. Gli abitanti della città metropolitana di Cagliari hanno aggiunto un’ulteriore punizione che castigava gli specifici difetti di Truzzu nel governare la capitale sarda. Una bocciatura senza appello che, nella ponderazione del risultato di tutta la Sardegna, è risultata decisiva. Un altro strato della torta dal lato del centrodestra ci rivela una debolezza del traino della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la specialista delle finte sovranità, che lascia scoperti i limiti enormi della classe dirigente che la sostiene. Per anni sono state sottolineate le mediocrità e le inadeguatezze dell’ondata grillina, ma se Sparta piange, Atene ha ben poco da ridere. E con Giorgia di Kiev e di Tel Aviv si aggiunge pure un senso di insicurezza e inquietudine che ha trovato sfogo anche nel voto di chi teme la guerra. Per contro, Alessandra Todde, che ha guidato il centrosinistra fino alla vittoria, ha un profilo da dirigente che dice dei sì e dei no fermi, una di quelle persone che non affronti a chiacchiere, ma solo se hai studiato. Mi fermo, gli atti d'accusa sono tanti, forse eccessivi per un risultato che sembra quasi voluto. Il colpo l'ha fatto Conte, il camaleonte che esce sempre indenne dai tanti travestimenti. La furbizia non manca, il Pd non ne aveva bisogno. Ha svolto invece il perfetto servizio di "vote" delivery. Aspetto conferme. 
massimo lugaresi