sabato 30 marzo 2024

I Messaggeri

I giornali e, particolarmente, i giornaletti, quelli con tirature che non travalicano la città che li ospita, si sdraiano, per convenienza, sulla coalizione che governa il loro territorio, sempre più ristretto. A mantenerli i
n vita ci pensano i vari governi. I giornalisti di successo, come Gramellini, sono diventati influencer televisivi de La 7. Ho scelto il Messaggero, diventato furioso combattente per l'antagonismo di sinistra e (naturalmente) iscritto alla Nato delle rotative. L'elenco delle pagine democratiche è sproporzionato rispetto ai voti raccolti, frutto dell'accurata semina imprenditoriale del Pd, nei 20 anni di regime condiviso. Dagospia non può usare sempre la (solita) Repubblica, vero ed unico vangelo, oppure il "serioso" Corriere o La Stampa che detta la politica estera israeliana. Domani è in pausa riflessiva, dopo il coinvolgimento nello scandalo dei dossieraggi su richiesta. Allora cosa rimane al blog degli scoop, allietati da tette&culi, senza preclusioni di genere e dimensioni? Attaccare la destra che concede infiniti spunti e dimenticare chi è la segretaria della sinistra. Raramente viene intervistata, solo colta in rapide e sorridenti fughe, senza capire dove è diretta, con un sorriso smagliante (?) ed il celebre ditino indirizzato alla Meloni. Il Carroccio ed ovviamente Salvini, avversari della sinistra (tutta) sembra siano indirizzati verso la sconfitta elettorale alle europee. Volere candidare un generale scrittore che ha surclassato nelle vendite, la democratica famiglia dei Premi Strega, è dichiarazione di guerra mediatica. Almeno una delle due (guerre) tenute in piedi, con sofferenze atlantiche, deve cessare. L'America si è stufata di regalare armi ed uomini, Macron si aggrappa al personal trainer, Schloz ha ridotto la Germania una simil Italia per debito. Molti paesi hanno già virato a destra, altri aspettano gli aiuti per fare un muro anti Putin. Le nostre reti televisive hanno (facilmente) adempiuto al compito imposto. E' antico costume adeguarsi, senza distinzioni. 
massimo lugaresi