giovedì 4 ottobre 2012

La Bolkestein dei Porti

Iniziamo alla Gaber, cara sinistra e destra, sapete che le norme europee per le concessioni non si limitano alle spiagge, ma riguardano anche i porti? Siamo stracontenti che il M5Stelle abbia pubblicato le prime riflessioni sul complesso tema demaniale, la soddisfazione è grande, sono almeno diverse da quelle degli altri partiti dell'ombrellone amico. Arrivare al 2015 senza uno straccio di programmazione, significa un casino totale, tutti contro tutti, per chiarire, magari in una conferenza serale al Bounty, a questi distratti amministratori che il tema di fondo riguarda i sistemi produttivi presenti negli ambiti portuali, qualificanti lo stesso porto. Prima di decidere su generici capannoni od attività è necessario scegliere le specifiche attività da impiantare. Significa dotarsi di una strategia formalizzata attraverso gli appositi strumenti di pianificazione. Da quello che sappiamo per quanto riguarda il Porto di Rimini, ma non solo, nulla è stato fatto, anche perchè manca una visione d'insieme dell'uso del bacino portuale, che poi si riflette anche sulle modalità di gestione dei tipi di ormeggio. Per spiegare ai non addetti ai lavori ed ai Cuori di Rimini palpitanti per il Giovane, significa che ci deve essere uno strettissimo rapporto tra le attività svolte a terra e quelle in banchina, con il relativo specchio acqueo adiacente. Questo ragionamento su l'uso degli specchi acquei costringe a definire le possibili aree in acqua che possono essere distolte dall'operatività del porto e date in concessione per l'ormeggio dei natanti da diporto, verificando fino in fondo se queste concessioni siano effettivamente possibili. Ammesso che ciò sia fattibile, va stabilito se gli ormeggi si legano direttamente all'appalto di un'area e/o fabbricato a terra e nel contempo vanno pure stabilite le caratteristiche giuridiche di chi può partecipare alla gara di appalto. Il riferimento primario non può essere che la legge sulle cosiddette onlus, che va detto, poco c'entrano con gli statuti in essere dei vari circoli nautici. Fatto  questo che non è certamente poco, va detto che secondo la normativa attuale il periodo massimo concedibile è di soli 6 anni, significa in specie per le attività produttive, l'assenza di qualsiasi possibilità di programmazione. Qualora invece s'intenderà procedere con concessioni di durata superiore la normativa del codice della navigazione prevede questo tipo di contratto solo in presenza di costruzioni di opere inamovibili che una volta esaurita la durata della concessione vengono automaticamente acquisite allo Stato. Volendo essere la nostra solo una dimostrazione di quanto bisogna discutere e soprattutto decidere, ci fermiamo qui, ma sono ancora tanti gli argomenti che non abbiamo toccato che devono essere correlati a queste nuove disposizioni europee, senza neppure il coraggio di pensare di cosa possa avvenire nei grandi porti a partire da quello regionale di Ravenna, dove sembra passare l'idea, che basta fare finta di niente. 

 P.S. L'unico intervento è una Ruota Panoramica e Mussoni... sul Grattacielo?