martedì 15 dicembre 2015

La "così, così, scuola" di Renzi


Perché lamentarsi che la scuola soffochi il genio? È esattamente quello il suo compito. Perché lamentarsi degli insegnanti impreparati, o ingiusti, o dai nervi labili? Sono come devono essere. Perché lamentarsi dello scadimento degli studi? Gli studi scadono da sempre, e sono scaduti da sempre, se è vero, com’è vero, che già Tacito e Petronio la stigmatizzano, quest’eterna decadenza degli studi. E tutti quelli che vengono dopo Tacito e Petronio non sono che sfiatati epigoni, ripetitori dell’infinita ripetizione del lamento. Perché lamentarsi della noia? È una componente essenziale della scuola. Ed è, inoltre, la noia, il più sublime dei sentimenti umani: non poter essere soddisfatti da alcuna cosa terrena, considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio e il numero e la mole meravigliosa dei mondi e trovare che tutto è poco e piccolo rispetto alla capacità del proprio animo; considerare l’universo infinito e sentire che la nostra immaginazione è ancora più grande, più vasta, più estesa, di quell’infinito universo, che ci annoia tutto ciò è reso possibile da questo eccelso sentimento, tipico delle menti più fini e tipico delle scuole, anzi compagno fedelissimo di quasi ogni momento e aspetto delle scuole, di ogni ordine e grado. Basta allora con le lagne, sulla scuola! Finiamola con i piati, i pianti, i compianti e i plori! La scuola va bene come è. Nessuna riforma varrebbe a cambiarla. Nessuna riforma potrebbe sanare il suo peccato d’origine. Tutte le cosiddette riforme sono riforme di Sisifo (o di Tantalo). Tutto è bene, secondo Linceo nel Faust di Goethe. Viviamo nel migliore dei mondi possibili e frequentiamo la migliore delle scuole possibili. Cosa vogliamo di più?》 (Alessandro Banda - il lamento dell’insegnante ) Il nostro megapresidente galattico,duca, conte,lupo mann… al secolo più conosciuto come l’ebetino, tanto tuonó che fece piovere la tanto sbandierata riforma epocale scolastica, intitolandola con enfasi alquanto deamicissiana : Buona Scuola. Il 16 luglio è entrata in vigore la legge numero 107 riguardante la riforma del sistema nazionale di istruzione formazione delle delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. Un grande Molloch di leggi delega, ma con obiettivi ambiziosi : 1) affermare il ruolo centrale della scuola e innalzare i livelli di istruzione e le competenze, 2) piena attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche con un piano triennale dell'offerta formativa elaborato dal collegio dei docenti approvato da quello di istituto 3) potenziamento del tempo scuola, dell’organico e l’immissione in ruolo dei docenti . Tale potenziamento investirà competenze: linguistiche logico matematiche scientifiche cittadinanza con comportamenti responsabili, legalità ambiente, stile di vita sano, sviluppo di quelle digitali con consapevole approccio verso i social network, prevenzione sulla dispersione scolastica , scuola intesa come comunità aperta al territorio, incremento dell'alternanza scuola lavoro e valorizzazione del merito degli alunni, nonché alfabetizzazione dell'italiano per studenti stranieri. Il tutto condito con super poteri ai presidi e individuando le eccellenze tra gli insegnanti. Sicuramente per raggiungere certi standard qualitativi , Renzi, che ritengo sempre inadeguato e sopra le righe, sopratutto quando si parla di temi fondamentali per il Paese, come l’istruzione , che illustri “urbi et orbi” la sua riforma con una lavagna in ardesia, quando da vari anni esistono le lavagne multimediali, o che faccia braccio di ferro con gli insegnanti ; dimostra tutta la sua pochezza come leader, che comunque sembra ancora funzionare come trovata macchiettistica per la nostra italietta. Ora bisognerà aspettare tre anni per capire se tutta questa innovazione sarà funzionale per le scuole, anche perché le stesse scuole potrebbero recepire diversamente la riforma, via via che verranno ( sempre se verranno) approvate le ulteriori leggi integrative . C'è chi ironicamente ha fatto un parallelo con i piani quinquennali della vecchia Urss, riferendosi al fatto che tutto sia in funzione ai finanziamenti che potrebbero essere erogati così solo triennalmente, ma staremo a vedere. La mia critica invece, parte dall’assunzione che la riforma di Renzi, sia nata prendendo in considerazione solo una parte del problema. Da un lato c'è l’ annosa diatriba già affrontata da insegnanti come Paola Mastrocola, che con il suo ultimo libro, molto critico sulla scuola attuale : “togliamo il disturbo”, sembra mettere in discussione i modelli scolastici come don Milani e Rodari, accusando che gli insegnanti non vogliano le eccellenze per non essere valutati. Dall’altra il problema dei saperi che diventano con la riforma “competenze”. Ma una cosa è certa, una riforma scolastica perché si dica tale, deve partire tenendo come centro sempre l’alunno anche in una società mutevole come la nostra . Inoltre, la qualità del sistema scuola non si può risolvere su isolate eccellenze, ma deve dipendere dalla maggior parte degli insegnanti “sufficientemente buoni”, perché la perfezione non esiste, ma per esserlo dovranno essere pure “ motivati”, ecco forse la parolina giusta, motivazione che negli ultimi anni in generale con una penalizzazione del corpo insegnanti, penso non sia stata rafforzata. Dall’altra l'ambiguità che si cela dietro alla parola competenza. Questo concetto che il sapere deve essere “ flessibile e pratico” , in un mondo che cambia anche nel mercato del lavoro che deve pepare i futuri lavoratori: l’alunno che risolve che fa e trova soluzioni, sicuramente stride con una valutazione dell’ insegnante che è chiamato a certificare le competenze nella scuola renziana, ma che deve salvaguardarne al contempo e valutarne la maturità raggiunta. Non da ultimo, l ’ informatica a scuola . Quello delle TIC ( tecnologie dell'informazione e comunicazioni),quello che vorrebbe essere il vero fiore all'occhiello della riforma, mi pare non porti chissà a quale innovazione. Non è con una Lim o un pc e imporre l’ insegnante a usarlo che innovo la pedagogia. Saranno due dei tanti strumenti consigliati nella classe, perché il rischio dell’ informatizzazione selvaggia, sta già spingendo le multinazionali del web a creare piattaforme educative che ti portano solo in connessione con i loro prodotti. Rischiamo di avere “ teste e colli” provocatoria immagine evocata dal filosofo Michel Serres per descrivere i ragazzi del terzo millennio: non più teste piene di nozioni o teste ben fatte, ma agili tronconi di teste aperte al vento di informazioni della Rete. Concludendo anche questa riforma ha mancato, per due cose a mio avviso, l’aiuto pedagogico che poteva venire almeno per la scuola primaria dalla riscoperta del metodo Montessoriano e la scuola di Calamandrei, la scuola che educa alla critica dei poteri, considerata come sistema, che non è mai stata attuata , di contro abbiamo invece due grandi sfide educative da controllare che ci vengono sbattute dai media . Dal format televisivo di Tata Lucia, con il suo insopportabile perbenismo con la sua pedagogia sostanzialmente autoritaria, non curante della diversità, dei tempi, del diritto alla ribellione; una pedagogia “normalizzante” antimontessoriana, del bravo bambino, adattato ed obbediente, che smette di dare problemi ai genitori. Fino all’ imposizione ideologica del successo e dell’affermazione individualistica, attraverso format come quello, particolarmente diffuso nella televisione attuale, dei “talent”. Dove non arriva la televisione arriva la scuola, con la sua osservazione e certificazione costante di bambini ed adolescenti, mirata a cogliere qualsiasi segno di diversità, di anormalità, di devianza rispetto ai canoni dominanti, da correggere attraverso interventi ad hoc. Vien quasi da dire che ci vuole un nuovo “68 educativo” : una controeducazione che liberi la creatività, il corpo, il desiderio! 
L’INNOMINATO