giovedì 31 dicembre 2015

La Società Liquida

L'umanità ha sempre barattato un po' di felicità per un po' di sicurezza. (Sigmund Freud) Cuius regio eius religio era la formula compresa fra le clausole della dieta di Augusta (1555): la religione dei cittadini di uno stato deve essere quella di chi ne detiene la sovranità. Applicata negli stati tedeschi e poi in tutta Europa, riconosceva solo ai principi la libertà religiosa e andava contro le idee di tolleranza e libertà di coscienza, strumento utile a mantenere la pace religiosa, ma che portò alla guerra dei trent’anni, per arrivare alla pace di Westfalia dove venne sancito il rispetto delle religiosità individuale. Posto il concetto che la modernità, nel nostro occidente nasca dalla “ribellione” di Lutero, ora, dopo le trasformazioni tecnologiche, e l’avvento di internet muta anche il concetto stesso di modernità e società. Il sociologo di formazione marxista, Zygmunt Bauman, autore di Modernità Liquida (2002), Vita liquida (2005) e Paura liquida (2006), sostiene che la società sia divenuta 'liquida”, ciò significa che ogni aspetto della vita può essere rimodellato e ripensato poiché nel nostro vivere non ci sono più contorni definiti, netti. Sembra addirittura prendere le distanze dall’aforisma freudiano, anzi ritiene che si stia ritornano ai tempi incerti e oscuri dell’oligarchie iperindividualiste del medioevo, con l’aggravante di una società ipertecnologica e ipereconomica, che porta ad aumentare le nostre paure perché sempre meno prevedibili e controllate da noi stessi. Ora si confonde addirittura il concetto di comunità con quello che si crea nella rete ( web). il progresso tecnologico così vorticoso, ha lasciato indietro lo sviluppo delle coscienze, dei rapporti umani e la prima controindicazione di questa nuova società sembra essere la paura della solitudine e l'incertezza. Ignoranza, impotenza e frustrazione sono diventate le caratteristiche dell’uomo contemporaneo. Queste idee del Bauman sembrerebbero la chiosa finale dell’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse quando ne denunciava il carattere fondamentalmente repressivo dalla società industriale che appiattisce l'uomo alla dimensione di consumatore, euforico e ottuso, la cui libertà è solo la possibilità di scegliere tra molti prodotti diversi imposti dalla pubblicità . Ma secondo voi, se qualche entità aliena ci spiasse nella vita quotidiana e vedesse migliaia di persone incollate alla tv ,a guardare la pubblicità dei disincrostanti per wc, e mi immagino anche i commenti a fine spot di alcune massaie che ne giudicano il prodotto, ripeto, secondo voi, non ci meriteremmo la distruzione del pianeta, come narrato nel romanzo “guida galattica per autostoppisti”, per far posto a una superstrada stellare? Nemmeno la vita eterna promessaci da Nostro Signore ci meriteremmo. Ma torniamo seri. Qui ci troviamo di fronte al post consumismo, dove il consumo diventa elemento di costruzione delle identità, ora che l’uomo ne è diventato schiavo con l’avvento del web non è più padrone nemmeno della propria riservatezza. L’idea di società liquida si inizia ad affermare, dice il Bauman, dopo la caduta del Muro di Berlino, con il crollo del sistema sovietico, la fine del bipolarismo e l’avvento della globalizzazione e del mercato unico. Nel passato la società ha fatto proprio il principio della “realtà” cioè ha scelto come esempio, l’ordine e la legge per ottenere la Sicurezza, rinunciando alla libertà. Oggi, invece, succede il contrario perché regna sovrano il principio della libertà individuale e del piacere legato al consumo immediato. Ma non c’è traccia di felicità. Infatti più aumenta l’una, più diminuisce l’altra e viceversa. In questa situazione domina la incertezza, l’ansia, l’angoscia. E’ il tempo della crisi di identità personale e sociale ma anche della “voglia di comunità virtuale ”, della globalizzazione. Già Hobbes e Durkheim sottolineavano che la sottomissione normativa dell’individuo alla società era il paradosso della sua liberazione. Oggi, l’individuo si sente perso, proprio perché slegato da ogni vincolo. Da qui la solitudine del cittadino globale. Anche nel lavoro, per esempio, l’attività lavorativa in passato fondava sull’idea che essa potesse aiutare a migliorare, ma anche tale idea si è venuta progressivamente sciogliendo. Così viene meno la fiducia nella politica, a causa della crisi nelle istituzioni, in primis lo stato, incapaci di guidare efficacemente le società attuali; che sembra voler tamponare il contingente, il problema attuale di oggi senza una idea di futuro. E Il lavoro, in questa condizione di insicurezza assume un significato principalmente estetico: “Ci si attende che sia gratificante di per sé senza essere valutato in base ad effetti reali presunti che arreca al prossimo o al potere della nazione e del paese”. 

L’INNOMINATO

PS Chi ha un amico (Gnassi) ha un tesoro..liquido