mercoledì 9 dicembre 2015

Per amor di verità

Ciao Massimo, 
Questa mia è in merito a quanto scritto da Falco Romeo Feliciangeli sul caso Madibers. Ciò che ha scritto mi trova in accordo per la maggior parte, anche perché è evidente che ha avuto esperienza diretta di quanto afferma. Poi però, quando entra nel campo delle ipotesi, fa delle affermazioni inesatte cui mi sento di dover replicare. Questo, sia chiaro, non per voglia di polemica, ma unicamente per amor di Verità. In particolare le inesattezze cominciano da quando il tuo lettore cerca di definire i ragazzi di Casa Madiba Network secondo quello che ha sentito dire. Per me, che li conosco bene, la cosa è evidente, ma altri potrebbero prendere certi dati per buoni solo perché scritti nelle tue pagine, che di solito ospitano pareri illustri e confortati dai dati come i tuoi o quelli del Cancelliere. Casa Madiba, o più precisamente “Rumori Sinistri”, non ha vinto nessun bando, ma un’Istruttoria (cosa molto diversa) alla quale erano state invitate tutte, ma proprio tutte, le associazioni della Provincia che si occupano di assistenza e affini. Gli “anarco-insurrezionalisti” o ex tali, come pare averli identificati Feliciangeli, hanno presentato un progetto al pari degli altri e… sai perché hanno vinto? Quando tutti gli altri si sono resi conto che l’affidamento dell’ex caserma dei Pompieri in via Dario Campana non prevedeva finanziamenti si sono smaterializzati come fantasmi all’alba. Non vorrei essere frainteso. E’ legittimo che se qualcuno si prende carico di un sistema per aiutare chi è in difficoltà possa chiedere anche dei fondi per farlo, ma, guarda un po', non è stato il caso dei Madibers, il cui piano prevede l’autofinanziamento tramite raccolta fondi (cene, feste, eventi culturali etc.). L’affermazione: “ […]interessati fino e ieri alle tematiche dello sfruttamento sul lavoro e saliti oggi sul carro invero affollatissimo di quanti si prendono cura dei senzatetto in rapporto di 1:1, ossia una persona stipendiata per dare un piatto di minestra e un giaciglio a uno sventurato”, è totalmente fuori luogo, tanto più che se Falco Romeo si prendesse la briga di navigare le loro pagine scoprirebbe che nemmeno le tematiche dello sfruttamento del lavoro sono passate in secondo piano e che anzi le due cose sono complementari, cosa piuttosto intuibile. Il dato vero è che, comunque la si voglia vedere, questi ragazzi hanno preso un problema di cui il Riminese medio si disinteressa totalmente e l’hanno posto in evidenza. In un modo sbagliato? Esistono un modo giusto e uno sbagliato di salvare la vita alle persone? L’inverno scorso ci ha portato 8 morti, uno dei quali si è impiccato per la disperazione nell’abbandonato e diroccato Pastificio Ghigi. Da tutte queste persone, che pare sappiano esattamente cos'è giusto e cosa è sbagliato, vorrei sapere qual è il limite esatto dopo il quale si può affermare che il canonico metodo di assistenza ha dei problemi seri nel dare risposte adeguate al periodo che stiamo vivendo. A me di cadavere ne basta uno, ma sarò strano io. Sul tema potrei scrivere un libro, ma non intendo abusare dello spazio che gentilmente vorrai concedere a questa mia precisazione. Per chiudere solo un pensiero di questi giorni, che vorrei condividere. Non è strano che la legalità non si possa mettere in discussione se l'oggetto è un senzatetto che cerca riparo in un luogo abbandonato, ma diventa qualcosa di estremamente imperfetto, assolutamente da migliorare o ignorare, quando si parla di “legittima difesa”, di “evasione di sopravvivenza” oppure di un semplice “lo so che sono in divieto di sosta, ma dovevo stare solo 5 minuti”?
 P.S. Pare che “gli altri” siano finiti nel sottoscala del nostro edificato dei valori, dove è più facile dimenticarsene.
dado cardone