martedì 7 giugno 2016

Elogio della sconfitta

Cina, Corea del Nord, Cuba, Eritrea, Laos, Sahara Occidentale, Vietnam, ma di fatto anche Siria, Zimbabwe, Kazakistan, Congo e Bielorussia. Questi sono i paesi censiti nel 2016 come stati in cui vige il monopartitismo. Giusto il tempo di brevettare su scala nazionale, l'alchimia politica che ha permesso la rielezione di Gnassi ed alla lista ci aggiungiamo anche l'Italia. Vedrete faranno in fretta perché i risultati aggregati ottenuti dal PD in queste amministrative, non sono dei più rassicuranti. Il peso specifico degli elementi assemblati da Pizzolante vale il 14% dei votanti e forse il 50% delle previsioni nel Poc da Lungomare. Questi sono bravi, hanno raggiunto il massimo risultato senza neanche presentare un programma; è bastato annunciare come futura mission la caccia senza quartiere alle buche nelle strade e la sistemazione del verde pubblico (ma quant'è il cachet di Edward mani di forbice?) per ottenere consensi pseudo bulgari. Ad essere proprio pignoli e potendo gestire lo scorrere degli eventi, probabilmente del Patto Civico per Gnassi non ce ne sarebbe neanche stato bisogno, ma l'eclatante risultato ottenuto dalla lista delle corporazioni apre definitivamente la porta al Partito della Nazione e delle Città. L'opposizione, quella presente e sincera, ha fatto quello che ha potuto: poco. L'ex Nazionale di calcio jugoslava (e non è il nostro caso) poteva contare sui migliori solisti mondiali, ma non ha mai vinto nulla. Ci sono però brave persone che hanno studiato il ruolo politico a cui ambiscono e che, in parte, hanno appena raggiunto. Dunque tanta umiltà e attenzione per la minoranza e visione di servizio per la maggioranza. Intanto ammiriamo il perfezionista "Vujadin" Melucci che a partita già vinta, tira le orecchie al suo terzino Pruccolowsky per essersi fatto strappare il Castello di Novafeltria.
Darko Montalbano
P.S.: "Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare... A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E' un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco."
Rosaria Gasparro, maestra elementare.