venerdì 17 giugno 2016

Saluti da Rimini

Sono lontani i tempi in cui la Riviera di Rimini era frequentata da un turismo di buon livello, e che offriva svaghi e attrazioni adeguati al tipo di clientela. Senza venditori abusivi, micro criminalità e sballati ad ogni ora del giorno e della notte e in ogni dove. Le varie feste che si organizzavano, nulla avevano a che fare con le odierne chiassose sagre dagli improbabili nomi, e vuote di contenuto se non alcolico: qualcuno dirà, che noia! Guardando i manifesti che hanno accompagnato le varie stagioni balneari, si nota che essi le hanno rispecchiate perfettamente, accompagnandole via via nel tempo. Fino ad assistere in questi ultimi anni a, immagino ben pagati, manifesti di cui l’Amministrazione tanto si vanta presentandoli con enfasi, e esponendoli in gigantografie anche vicino ad importanti monumenti con i quali lo stridore è ovvio. Ed ecco allora soggetti ricoperti da patatine fritte quando non da spaghetti cotti e conditi, o altre intenti in altre amenità del genere. Fino al manifesto definito Tattoo. Qualcuno dirà che non capisco nulla di arte moderna; è vero e me ne vanto. Qualcuno invece parlerà di iniziative provocatorie o spiritose se non bizzarre; ma nonostante il fatto che mi ritengo dotato di spirito, quello che posso capire è che nei manifesti balneari è ben rappresentato ciò che oggi è Rimini, e la decadenza del suo modello turistico. 
S. De Vita