domenica 19 giugno 2016

The Big Sleep

Sembra proprio che Rimini sia stata sorvolata da un velivolo specifico; non di quelli che fino ad anni addietro trascinava striscioni pubblicitari, e che oggi è visibile con qualche residuale comparsa; ma di quelli adatti alla disinfestazione. Come se la città sia stata irrorata da sostanze narcotizzanti, tanto da non comprendere più la realtà dei fatti, e le ultime elezioni lo hanno dimostrato. Ci hanno inculcato che tutte le opere pubbliche eseguite, utili, inutili, raffazzonate o meno, sono state progettate, finanziate e realizzate nell’arco del quinquennio, e soprattutto fatte bene; cosa tecnicamente e materialmente impossibile per la burocrazia italiana. Forse qualcuno crederà che anche l’Arco d’Augusto piuttosto che il Ponte di Tiberio, siano opera della precedente, attuale Amministrazione. Non ci hanno detto quanto debito questo comporterà ai riminesi, per i prossimi “n” anni. Ci hanno anche persuaso di avere pienamente ottemperato al programma elettorale “fatto”, quando ordine pubblico, assistenza ai più deboli e attenzione per il Centro Storico e i Borghi sono rimasti lettera morta. Otre al buio che avvolge, ad esempio, la situazione della Murri, della Novarese, della nuova Questura e via dicendo. Quindi, a parte le “disinteressate” liste di appoggio che avevano come scopo qualche, lecito, interesse da propugnare, i riminesi hanno rivotato compatti secondo la tradizione; complice l’assenza un’opposizione credibile. Ci hanno anche convinto che ciò è stato il frutto del grande progetto politico anticipatore dei tempi, una volta chiamato inciucio; ed ora i media locali cavalcano il “pathos” delle totonomine assessoriali. Ora i nuovi progetti sono in tono minore; manutenzione aiuole ecc., facili quindi da realizzare. L’unico impegno è il famoso parco del mare, e qui si vedrà quanto vale la burocrazia e la capacità di realizzarlo in un quinquennio. Ma tornando alle opere; una a caso? La piazzetta “X” creata a ridosso di Piazza Mazzini. La zona rifatta per precedenti lavori male eseguiti, pagata quindi due volte, è divenuta “piazza” senza nome. Poche panchine sotto il sole, neppure un albero o una fioriera, continuamente frequentata da ciclisti sfreccianti e da motociclisti. Una sola funzione però appare chiara; quella del parcheggio di auto e cicli, e la costante presenza di due bighe da mane a sera; non quelle che abbiamo visto nel film Ben Hur, ma elettriche forse a dimostrazione della romanità gnassiana. 
S. De Vita