giovedì 23 giugno 2016

L'Ottimo Paretiano

Si realizzerebbe quando l`allocazione delle risorse è tale che non sarebbe possibile apportare miglioramenti al sistema. Ossia: non è possibile migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare la condizione di un altro. Se spostiamo il ragionamento dall'economia alla politica ci potremmo rendere conto che se c'è stata una offerta questa deve aver riscontrato giocoforza una domanda. Da questa ottica il trasformismo, ossia il "cambio di casacca" a prescindere dalle idee ora tanto vituperato da qualche maggiorente deve per forza avere avuto innesco. Senza non esplodono nemmeno gli ordigni e le puttane non avrebbero clienti da far sanzionare dalla P.M. Dunque delle due l'una: nessuno ha imposto a nessuno di stipulare patti programmatici (peraltro senza programma di un contraente) di primo turno, vieppiù in assenza di opposizioni degne di tale nome, senza conclamare una sicura volontà negoziale. Stracciarsi le vesti adesso, a babbo morto, è veramente esercizio patetico e puerile. Domanderete che c'azzecca la pareto ottimalita`. È presto detto. È stata vanificata sull'altare del timore e della paura di non vincere al primo turno. Si sono venduti l'anima come un povero Faust qualsiasi. La nota positiva è che rompendo il sistema hanno manifestato la più profonda delle debolezze a cui la faccia oscura del trasformismo conferisce il fascino che ha la volpe. Ma se il tentativo di conservazione dello status quo, ottenuto isolando le istanze più avanzate e riformiste o, meramente, il bisogno di una democrazia effettiva dell'alternanza si trasferisse nello spazio delimitato da ascisse e ordinate, vi potrete ben accorgere che non otterreste affatto un allocazione pareto ottimale, ma un mero accordo al massimo ribasso, salvo per chi ha effettivamente vinto. Ma non è più economia, né aritmetica, ma politica dove tutto è possibile.
Roberto Urbinati