domenica 18 settembre 2016

Bratislava Questa Sconosciuta

Su immigrazione e legge di stabilità, fiscal compact, possibilità di maggior flessibilità di spesa si è consumata la polemica fra il Primo Ministro Renzi e l'Europa a trazione teutonica, con i Galli che da sciovinisti incalliti difendono le macerie della grandeur di cartapesta. Bratislava, questa sconosciuta, ubicata in Slovacchia rappresenta il paradosso che ci consegna la storia. Laddove non riuscirono neppure a tenere unità quella che fu la Cecoslovacchia per ragioni di egoismo che non hanno ancora capito né Cechi né Slovacchi, si assiste, impotenti, come spettatori di terza classe, alla disunita d'intenti comunitari. Tutti in ordine sparso, ma disperatamente insieme! La moneta unica fu in apparenza una conquista, ma del tutto insufficiente senza compimento politico istituzionale, giacché senza coesione potrebbe essere usata dallo stato nazione dominante. Come coniugare i diversi interessi nazionali talvolta contrapposti, se non in conflitto se si è privi di efficienti istituzioni? Forse barammo per per potervi aderire, ricorremmo a elisir da finanza creativa, artifici di bilancio, qualche derivato e tasse di scopo, giacché il bene allora vagheggiato era fare parte della moneta unica. Ciò che non avvenne dopo è il problema. La politica abdico` e ancora è lontana da assumere il ruolo di guida comunitaria. Mica ci sono i Khol che in una notte decisero parità monetarie nelle Germanie post muro. Una follia economica, la proiezione del genio politico. Le legioni romane erano temute e conquistarono il mondo conosciuto per un requisito caratteristico, che la famigerata formazione a testuggine ci descrive bene, ossia la coesione. La coesione...proprio ciò che manca alla UE che ha politiche fiscali disarmoniche, del lavoro disorganiche, economiche assimetriche, immigratorie non pervenute....Siamo uniti solo dalla carta di una moneta e dal retaggio di un sogno appartenuto ai padri, ma che pare insufficiente a non far diventare straccia quella bella carta colorata che i loro figli sono indegni di maneggiare.
Roberto Urbinati