domenica 4 settembre 2016

Riso Amaro

Solo ieri (altro) il Minculpop locale in un comunicato a giornali unificati, annunciava un 2017 particolarmente ricco di eventi culturali, da me definito, per scalpore, un “annus mirabilis”. Il fonogramma dava risalto al quasi decennale dell’inaugurazione della Domus del Chirurgo e delle sue glorie future, aspetto importante della romanità riminese. Il giorno seguente un quotidiano, ahimè, sovversivo e disfattista, annuncia che la “Domus cade a pezzi” con il danneggiamento di alcuni intonaci e mosaici, come affermato dalla Soprintendenza; nel totale silenzio del Comune che lo gestisce. E questo accade in un importante sito archeologico di rilevanza internazionale, che se fosse stato collocato all’estero avrebbe sicuramente riscosso miglior fortuna. Sono episodi estremamente spiacevoli, che accadono in una città in cui l’Amministrazione si spertica continuamente per esaltare la propria romanità, evidentemente non per vanto di appartenenza storica, ma per questioni di un confuso marketing balneare. Poi, se ciò risulta conforme al vero, viene lecito pensare se gli autori di questi proclami sanno dove si trova quel sito, se l'hanno mai visitato, se hanno la competenza per assumere certi ruoli, ma soprattutto se si interessano del suo stato e dei monumenti cittadini in genere. Oltre ai preposti che dovrebbero vigilare in tal senso. Dopo la metà del III secolo, sotto l’imperatore Gallieno, un’incursione di Alemanni mise a ferro e fuoco Ariminum (antica Rimini) e la Domus fu distrutta da un incendio. Oggi però gli Alemanni non c’entrano proprio nulla con ciò che è accaduto e qui, contrariamente come spesso accade, la storia non si ripete. Il sarcastico titolo sottende che in realtà non c’è nulla di che ridere. Ma rende bene il senso della cultura riminese a cui siamo stati abituati. 
S. De Vita