martedì 13 settembre 2016

No, Non mi sta bene

 Da quando ero bambina e ciò risale ad ormai più di sessant’anni or sono, la parola “zingari” è sempre stata sinonimo di “furti”. Ovvio che non si deve fare di tutta l’erba un fascio, ma quando la percentuale supera agevolmente il 50% (sono qui ad aspettare di essere smentita dai fatti e non da noiose accuse di razzismo), non farlo è da ipocriti o disonesti o stolti, tre possibilità di cui non andar troppo orgogliosi. Userò il termine più appropriato di zingari e non nomadi, perché lo stato di persona nomade presuppone una non stanzialità (nomade: di popolazione che non ha dimora stabile ma cambia continuamente sede; di individuo appartenente a tale popolazione - Sabatini Coletti - Dizionario della Lingua Italiana), ed inoltre ritengo la suddivisione in sinti, kalè e rom, più strumentale a chi dovendo fare ingoiare la pillola, o meglio infilare la supposta del buonismo, sfrutta tale suddivisione per rafforzare la propria tesi che non sono tutti uguali. Era il 16 dicembre 2000 quando la Repubblica dedicava un articolo alla “rottamazione” (termine usato dallo stesso giornale) degli zingari, ossia lo stanziamento di 22 milioni di dire a famiglia, per le famiglie che decidevano di lasciare Rimini. Tale scelta fece arrabbiare tremendamente i riminesi a suo tempo, comunque disposti anche a pagare (perché non dimentichiamo che qualsiasi contributo è frutto delle tasse che noi paghiamo), purché si allontanassero dalla città queste persone che hanno sempre respinto l’integrazione offerta, anzi rispondendo con il parassitismo rappresentato dalla violazione delle nostre abitazioni, il borseggio, lo sfruttamento dei minori e delle donne con l’accattonaggio, per queste ultime anche con la prostituzione. Negli ultimi decenni anche con il commercio della droga. Ad una famiglia italiana, normale o quasi, si chiede uno standard di vita che se rispettato prevede l’intervento solerte dei servizi sociali che al culmine della propria attività, possono anche prevedere l’allontanamento dei minori con affidamento da altre famiglie. Nel caso degli zingari ciò non accade ! Provi un riminese qualunque a parcheggiare la propria roulotte su un terreno comunale o anche di proprietà, ed ivi vivervi in barba a tutte le norme igieniche, semmai allacciandosi abusivamente alla rete idrica od elettrica comunale; vedrete cosa succederà ! Per quale maledetto motivo a queste persone tutto ciò deve essere consentito? “Ah, ma hanno la residenza”. Questa la risposta dell’ignavo amministratore pubblico. La mia risposta, quella di una “populista”, “MA CHI CAZZO GLIEL’HA DATA LA RESIDENZA?”. Dai forza! Nomi e cognomi degli amministratori pubblici che negli ultimi trent’anni hanno così generosamente concesso residenze, nel mentre che ad altri riminesi mandavano i vigili a casa per controllare se il mobilio di un appartamento era idoneo a concedere un cambio di residenza. “Ah, ma adesso s sono messe di mezzo l’Usl e la polizia, che ci chiedono di porre rimedio”. Questa è un’altra risposta del solito ignavo amministratore pubblico. E la mia risposta, quella di una “populista” è: “perché dobbiamo pagare con le tasse, ossia con i soldi di tutti quelli che le pagano (momento di ironia), il vano tentativo di sistemare questo sfacelo, che tanto tra pochi anni saremo di nuovo impegnati a discuterne per cercare soluzioni?”. Insomma se non avete capito, e penso che siamo in tanti a pensarla così, MI SONO ROTTA LE PALLE DI PAGARE, PAGARE, PAGARE, PAGARE, TASSE PER OGNI COSA, imu, tasi, tarsi, immondizia, per poi veder scialacquare il mio, il nostro denaro, per mettere in pace la coscienza di qualcuno, evitandole semmai qualche avviso di garanzia, spendendo per tentare una rappezzata di una situazione che riguarda persone che poi suggestivamente mi ritroverò in casa, violando la mia proprietà, rubandomi quei pochi ricordi che ho, rendendomi preda dell’insicurezza, se non derubandomi mentre sono su un autobus o a passeggiare al mercato, e che usano bambini e donne solo come strumento per vivere senza lavorare. Per cui non dico “no a nuovi campi nomadi”, ma urlo “no ai campi nomadi”, smantellando anche le vergognose situazioni esistenti, al massimo tollerando una zona però attrezzata con un camping, in cui siano ospitate persone che vogliono vivere non in un appartamento, ma che provvedono al pagamento delle loro utenze e mai più schiavizzando donne e bambini; ed in caso di mancato rispetto delle leggi e delle regole italiane e del Comune di Rimini, siano oggetto dei provvedimenti che vedono oggetto gli italiani che compiono le stesse nefandezze.
Vittoria Vacca