lunedì 22 maggio 2017

Siamo così

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Noi gay siamo così: da quando a Rimini si svolge un Gay Pride, a luglio, dallo scorso anno, ci siamo messi in testa di essere accettati dai riminesi ed invece alberga sovente nascosto in un angolo dell'Inconscio, spronato da un Super-Io categorico e crudele, in molti uomini riminesi un omofobo dissimulato da Gay-friendly. I peggio sono quelli che dicono di noi: "ho tanti amici gay, sono persone straordinarie, i più grandi personaggi della Storia erano gay..." e cose simili. Il caso di Miramare è un evidente caso di omofobia. Non credo tuttavia omofobia da parte dei ristoratori e spiego il perché. Non so che aspetto avessero i colleghi gay di Miramare né quale fosse il loro comportamento ma per quel che si legge pare che essi manifestassero la loro omosessualità. Non credo che altrimenti fosse stato detto loro come è stato detto si legge "questo è un posto per famiglie", una frase tra l'altro abbastanza démodé di questi tempi in questa città dove si vede davvero di tutto. Va anche detto che a Miramare è molto sentito il problema di uomini e uomini vestiti da donna che si prostituiscono per strada, e non mi riferisco al caso di cui si parla. Credo se fossero entrati due gay "normali" in giacca e cravatta con voce virile e modi urbani non avrebbero avuto problemi. Se i colleghi invece come par di capire leggendo i giornali pretendevano di cenare in "un posto per famiglie" ostentando la propria omosessualità e mostrando agli astanti che si trattava di uomini vestiti da donna credo che noi, noi come società, abbiamo un problema. Ed è che a molte persone, che possiamo anche chiamare "omofobe" ma è definizione analitica, dà fastidio sia lo stereotipo del gay se posso dire "checca" come ci chiamano talora gli omofobi sia vedere effusioni fra uomini, sia a maggior ragione uomini vestiti da donna che non sia in tv da farci due risate. Quindi i ristoratori hanno esternato ai due avventori le istanze dei propri clienti-famiglie. Quindi la morale è che c'è ad oggi ancora una quota di persone a cui dà fastidio la sola vista di certi atteggiamenti fra uomini etc. Di questo occorre tenerne conto. Non c'è di fatto nulla che vieti a due uomini di tenersi teneramente per mano in un ristorante quale che esso sia. Se non è un club privato ma un pubblico esercizio non puoi vietare l'ingresso. Non c'è nemmeno una legge che vieti a un uomo di vestirsi da donna e di andare in un ristorante vestito da donna o di interpretare in pubblico lo stereotipo della "checca" mi pare. Certo non puoi fare caciara, altrimenti commetti altri reati o irregolarità che con l'omofobia non c'entrano. Quindi per come la vedo io il percorso verso una totale accettazione di gay, lesbiche, trans etc., è a metà strada, e non è affatto detto che si concluda ovvero si arresti e si torni indietro: nessuno può dirlo. Che sia incompiuto lo dimostra che esistono i luoghi "gay friendly" ossia qualcosa di assimilabile a "qui noi possiamo entrare" e altro non aggiungo. Ed i gestori erano una famiglia... oppure? Un aneddoto infine: a marina centro c'era un esercizio commerciale con direttore gay e metà dei 20-25 dipendenti gay e lesbiche da lui assunti man mano negli anni. L'esercizio cambiò marchio qualche anno fa: il nuovo marchio pian piano fece sparire licenziandoli o in altro modo dal contatto con i clienti tutti i gay sebbene questi dissimulassero abbastanza bene i propri come diciamo noi "gusti sessuali"; quindi ribadisco, questione tutt'altro che chiusa e non è detto che si chiuderà mai, forse noi gay dovremmo farcene una ragione e accontentarci che il "vizietto" non sarà mai totalmente accettato da tutti e metterci una pietra sopra piuttosto che fare una guerra santa contro gli omofobi o tentare di modificare la società, un po' quello che hanno fatto ai gay in anni passati non vorremmo ora farlo noi agli omofobi? Diverso e serio il discorso di paesi noti dove i gay sono perseguitati.
 S. A.