giovedì 4 gennaio 2024

Contrordine

La lettura del Buon Anno di Melucci su Chiamami Città, diventato house organ della maggioranza (?) democratica, mi ha ricordato l'incontenibile Cossiga. Ci fu uno studente che, sentite le critiche, fece una domanda sconvolgente: perchè non te ne vai? Ho 
collaborato, per diversi anni, con Maurizio Melucci. Il mio ricordo è sempre gratificante. Non riesco (oggi) ad inquadrare il personaggio e quanto possa contare. Uso il passato e la flebile memoria. Un attacco simile, lo fece nell'imminenza delle amministrative riminesi, ottenendo, per la Bellini, il vice sindaco ed il solito assessorato per il fedele Magrini. Nessuno gli ha mai chiesto quante divisioni avesse o minacciasse? Nulla cambiò, anzi si immedesimarono festosamente nel gnassismo dilagante, con remunerazioni da operai scelti. Oggi Melucci contesta l'operato dell'ex sindaco, a lui mai gradito. Il primo problema è rappresentato dal peso della sua lunga storia politica. Prendo, non a caso, la vicenda delle spiagge. Fece cancellare, nel silenzio assoluto, oggi dominante, l'articolo del Piano Spiaggia, confezionato dal (espertissimo) compagno Baschetti, mai ricordato, forse per un comprensibile senso di colpa. In quell'articolo si affermava, quasi venti anni fa, che i concessionari o si adeguavano al rinnovamento previsto nel Piano oppure avrebbero perso la concessione, trasferita con un bando (sic!) ai richiedenti. Come previsto dall'articolo 37 del codice della navigazione con riferimento al miglior interesse pubblico. Per un decennio ha diretto l'urbanistica riminese, senza meritare particolari applausi e con un tentativo (fortunatamente) fallito di permutare uno stadio da serie A, con (molte) centinaia di appartamenti. Ha difeso anche la Cittadella Amministrativa, un grattacielo di dipendenti comunali, nell'ex deposito ferroviario. Significava spostare 2/3 mila auto giornaliere lungo la striminzita Via Monfalcone. Il "suo" Piano Spiaggia non è mai uscito dai cassetti, come il mercato di P.le Gramsci che lui voleva in Via Flori. Sul piano politico, invece c'era da imparare. Ha dato a Gnassi una seconda vita, spesa meravigliosamente, prima nominandolo segretario federale e poi, secondo il vecchio costume, sindaco e principe della città. Le critiche che avanza al Pd, condivisibili e migliorabili, in realtà nascono dal suo peccato originale. Ha fatto guerra a chi lo ha aiutato nella imperiosa risalita dallo stanzino di via Sacconi, quando imperava Chicchi. Altra sua vittoria politica. Ha scelto di proseguire con i suoi seguaci, piccoli giuda nei confronti del capogruppo. Siete il Pd che meritate. 
massimo lugaresi