mercoledì 14 novembre 2012

Il Mio Intervento

Sono stato gentilmente invitato all'incontro promosso dal M5S sul Decreto Bolkestein con le eventuali ripercussioni sull'arenile riminese e sulle teste politiche non pensanti. Pubblico oggi il mio pensiero, non conoscendo l'articolazione dell'incontro. Il mio intervento, posto in una personale visione strategica, vuole essere anche un momento didattico, per meglio far comprendere quali siano gli aspetti fondamentali da cui è necessario partire. Il demanio marittimo è quello che si lega direttamente agli usi del mare, quindi, sinteticamente, porti e coste, le cui regole trovano riferimento nel codice della navigazione che racchiude l'insieme degli aspetti normativi per disciplinare la navigazione in mare e nell'aria. Il quadro per la parte demaniale è semplice e diretto, si basa sull'affermazione che tutto quello che è investito da ordinarie mareggiate è demanio marittimo. Qualora non rientri tra i beni già inventariati, è sufficiente una ricognizione formale definita "Delimitazione" per acquisire la piena proprietà da parte dello Stato. Se è un diritto dello Stato togliere d'imperio ad un qualsiasi soggetto privato la proprietà senza indennizzi di sorta, diventa un dovere statale che quel bene venga destinato all'assoluto interesse pubblico ed esclusivamente per usi legati al contesto marino. Le altre due regole fondanti sono la non alienabilità ed usucapibilità. La concessione viene inquadrata nel concetto d'implementazione dell'uso pubblico, significa che in un porto è meglio se c'è un cantiere navale e/o altri servizi per la nautica di una ruota panoramica od in spiaggia un migliore servizio alla balneazione rispetto ad una discoteca. Impostazione che ovviamente finisce per oltrepassare l'interesse del teorico singolo fruitore, diventando di fatto una vera è propria offerta commerciale, dove l'interesse pubblico originario si esplica attraverso un generale sviluppo economico dei cittadini. Questo è il punto focale della avvilente diatriba in atto e non per caso l'articolo 37 del codice, pone come prima discriminante per l'assegnazione, in caso di più richieste sulle medesime aree, che la precedenza vada data a chi persegue il maggior interesse pubblico e solo in caso di impossibilità nella scelta, si ricorre a chi, tra i concorrenti. è disposto ad offrire un canone maggiore. Un sistema normativo che condivido, in quanto chiaro ed ancora moderno. Fa a cazzotti vincenti con tutte le invenzioni degli ultimi anni, sinergiche a clientelari ed assurdi dibattiti, come: vendere il demanio, mettere il canone come unico elemento discriminatorio, trasformare con varie strumentalizzazioni l'interesse del concessionario nell'interesse collettivo, far apparire la regione come ente sostitutivo le prerogative dello stato. Sono falsi su beni pubblici. La regione mantiene una mera delega gestionale nel rispetto del Codice della Navigazione, che nega ogni prerogativa in materia domenicale e di fiscalità. Raccontare che il codice non prevede contratti oltre sei anni, negando di fatto gli investimenti e che in caso di mancato rinnovo di contratto si pagano indennizzi, sono bugie. Argomenti intrisi di false verità ad usum Oasi, facilmente dimostrabili, ma il vero obiettivo, l'assalto alla diligenza europea perpetrato dalla nostra bassa politica viene congegnato a colpi di confusione, nel caos demaniale vengono inserite anche le totali illegittimità presenti, che rappresentano l'altra faccia dell'ombrellone, per arrivare al casino totale ed impedire le gare ed una programmazione seria che trasformi la naturale scadenza in opportunità. Una strategia che per le comunità che campano di demanio, inteso come spiagge, ma anche porti, rischia di portare ad una perdita economica disastrosa, in ragione di contenziosi infiniti che diventano la tomba di qualsiasi proposta di sviluppo e rinnovamento. Se vogliamo evitare questa catastrofe, dobbiamo tornare alla fonte del diritto demaniale, l'introduzione del Diritto d' Insistenza è stata una forzatura, contrasta l'interesse pubblico, togliendo la linfa della concorrenza ad una libera economia. La mia "vecchia" idea è partire da quello che serve alla Città, il Primo Piano Spiaggia lo indicava, gli stabilimenti balneari sono i lotti da mettere a concorso. Nulla vieta che si apra un vero confronto con gli attuali operatori, molti hanno oltrepassato il medioevo balneare da tempo, sono disponibili ad affrontare il mercato, alcuni hanno tentato di farlo. I momenti di integrazione sono prioritariamente: gli scarichi al mare, sinergia dei lungomari con la spiaggia, mobilità e parcheggi. Posso arrivare perfino ad ipotizzare una Pubblic Company, una Hera che oltre alla parte fognante, contribuisca con i privati ad una rivoluzione sabbiosa, con l'offerta di acque pulite, servizi integrati, la possibilità di pranzare al mare, minore impatto ambientale, aumento degli spazi a disposizione, ricordando ai cattivi maestri della fallita destagionalizzazione che Rimini vende la balneazione e la spiaggia è il primo prodotto da salvaguardare. Ha sempre condotto a traino anche il resto del sistema commerciale e ricettivo, con benefici al centro storico e perfino al forese. Un progetto concreto su cui fare ripartire l'economia della città, si può aggiungere tanto ancora, una costa con una buona immagine e milioni di presenze, diventa un naturale palcoscenico per una capitale del nuovo turismo. Frits Bolkestein è un falso problema, la civetta marina per allodole che beccano, un ragione in più per mostrasi alternativi a tutti gli altri attori di questa squallida commedia contro gli interessi dei cittadini e degli operatori. Ha ragione Beppe non dovete partecipare a questi spettacoli.