sabato 6 maggio 2017

Front National Vs En Marche

Per comprendere le presidenziali francesi bisogna partire, a mio avviso, da due aspetti. Il primo è la concezione con cui è nata la V Repubblica: avere un governo stabile, quindi auspicabile solo con una concentrazione di potere al Presidente. Venne così strutturato un ordinamento che prevedeva da un lato un Presidente della Repubblica eletto a suffragio universale, rappresentato dalla volontà popolare francese chiaramente illuminista, mentre l’Assemblea Nazionale doveva trasformarsi in una rappresentanza democratica parlamentare di tipo liberale. Il sistema del collegio ed il doppio turno hanno concesso ai francesi, in questi ultimi anni, un’Assemblea Nazionale caratterizzata da due partiti maggioritari. Queste elezioni hanno visto per la prima volta i partiti tradizionali sconfitti dalla Marine Le Pen e Emmanuel Macron. Una sfida tra euroscetticismo ed europeismo, tra identità nazionale e multiculturalismo. Nel sistema francese formato da una separazione tra Assemblea Nazionale e Presidenza, la prima, eletta dal popolo con il sistema dei collegi uninominali, che si terrà in Francia il prossimo Giugno darà più importanza al territorio. Un francese di centrodestra potrà votare Le Pen come presidente della Repubblica perché deluso da Fillon e contrario a Macron, ma nel collegio delle legislative, forse voterà per il partito che più è in grado di rappresentare i suoi interessi pratici. Ricordiamoci poi che i socialisti sono quelli che a livello territoriale sono sempre risultati vincenti. Solo dall’esito di tali elezioni si potrà capire quindi, se il presidente della Repubblica avrà o no una solida maggioranza parlamentare, visto che questa volta non sono i due storici partiti a contendersi le cariche, ma forze tra loro incompatibili. In ultima analisi si arriverà a una situazione per cui il Presidente eletto dovrà confrontarsi con un Parlamento piuttosto “balcanizzato”. Secondo aspetto: il Trattato di Maastricht fu il maggior successo politico di Francois Mitterand, risultato di quell’unione tra Francia e Germania, per cui gran parte del testo fu il risultato della sua attività di governo, compreso il 3% del rapporto deficit/PIL parametro di riferimento che la stessa Francia ha più volte sforato. Il differente peso politico francese, però, ha imposto un diverso trattamento rispetto ai diktat di Bruxelles. "Lacrime e sangue” imposte all’Italia, più soft verso la Francia che ha portato ad oggi un rapporto debito pubblico/PIL che sfiora ormai la soglia del 100%. Le uniche voci in attivo, sembrano essere quelle dei redditi da capitale e servizi con un peggioramento vistoso dell'economia reale. La crisi dell’industria transalpina, incapace di mantenere le quote d’esportazione e recuperare una competitività, ha favorito l’ascesa del Front National di Marine Le Pen. Il Front ha fondato il proprio successo sull’elettorato giovanile e sulle classi subalterne, ceto medio immiserito e il malcontento delle categorie operaie, impiegatizie e agricole. Una vittoria di Marine Le Pen all’Eliseo però ritengo non implicherebbe comunque un imminente pericolo di uscita dall’Eurozona. Una Frexit unilaterale rimane un’opzione politicamente ed economicamente difficile. L’unica cosa che comporterebbe un quinquennio di governo del Front National potrebbe essere un ostacolo al potenziamento del progetto europeo. Emmanuel Macron con il suo partito En Marche!, ex ministro dell’Economia di Hollande, si fa invece portatore di un programma europeista, arrivando anche a preconizzare la creazione di un ministro delle finanze della zona euro. Malgrado l’ammirazione dichiarata per il Generale De Gaulle, Macron liberale, sogna la Francia come una gigantesca “start-up, affermando che non esiste una cultura francese, ma più culture francesi. La situazione politica attuale non sembra diversa da quella tra Francia e Germania del 1892, con il patto di reciproca difesa per il mantenimento dell’equilibrio europeo e limitare l’espansione germanica del cancelliere Bismarck. L’accordo Le Pen/Putin rappresenterebbe una Francia che decide di porre dei limiti al piano euro-tedesco di penetrazione in ogni luogo di potere. La Russia avrebbe tutto da guadagnare da una Francia sganciata dall’Unione Europea. Potrebbe segnare la fine delle "obamiane" sanzioni inflitte dall’Unione, che stanno pesando sugli imprenditori europei e sul mercato russo. I consumatori privi di molti prodotti europei e le industrie senza gli investimenti. Un sistema di sanzioni che colpisce l’economia reale e anche la finanza. Il divieto d'accesso delle banche russe al mercato dei capitali dell’UE ha colpito enormemente le capacità finanziarie dei maggiori gruppi bancari della Federazione Russa. Che vinca il migliore quindi. ...se mai esiste! 
L'Innominato