Due stili totalmente diversi nei
rispettivi "discorsi del
Ferragosto" dei sindaci di
Riccione e Rimini già noti a noi della stampa locale. Dette brevi
prolusioni teoricamente dovrebbero
essere una specie di allungamento
di una semplice frase di auguri
tipo "Benvenuti a R., buon
Ferragosto se vedemo il prossimo anno
se vorrete". E mentre la Tosi, che
nel suo discorso ricorda a
differenza del sindaco di Rimini
la festività cattolica
dell'Assunzione al cielo di Maria,
si attiene al canovaccio
leggermente allungato degli auguri senza troppe manfrine. Il discorso di Gnassi
sebbene egli non sia eccessivamente
prolisso, sembra voler dire
"aprite bene le orecchie voi che bontà nostra avete l'onore di essere qui che vi
dico due cose importanti". Ossia: anzitutto siamo i numero uno. Poi, se
venite su dal mare ricordatevi di
non passare da via Tripoli, dal
Parco, da viale Principe Amedeo o dalle tante strade che dal mare portano al centro da Igea a Riccione escluse, ma
fatto questo percorso: allora prendete carta e penna: voi andate al porto, che adesso si chiama come quello di Genova grande 100 volte tanto "porto antico", , anche se siete a Miramare o a Torre Pedrera, e da lì risalite il canale fino al... fino al centro diciamo. Un centro nel quale c'è un museo (diventato l'unico museo al mondo che dichiarasi "internazionale"): il Museo del regista del '900 Fellini nel
castello del '400 Malatesta. Poi
intima: di rispettare gli altri e polemizza affermando che "Noi
siamo così" (una espressione che
utilizza spesso), non ci
mascheriamo, e non si sa a cosa
alluda. Quindi a mio parere
riempendo di contenuti un
messaggio formale che dovrebbe essere
ascoltato con leggerezza fra sento
e non sento "c. stanno dicendo...!?",
piuttosto che fare semplici auguri
Gnassi non perde l'occasione per
farla fuori dal wc la millesima
volta. E addirittura riesce a
metterci dentro il termine
"rimining" una parola come si sa
non da tutti apprezzata e brand
del suo settennale ormai governo
cittadino. Per me chi gli scrive simili puttanate sarebbe da menare, ma è un
limite mio eh, chiariamo!
M. A.