giovedì 3 agosto 2017

Delfinario

E' lodevole che le associazioni animaliste si adoperino per la liberazione dei protetti in cattività. Difficile non essere d'accordo anche se ci sono casi che fanno più rumore di altri. La sensazione maturata (subito) è che il Delfinario di Rimini abbia pagato per tutti. Troppi si sono scagliati contro con un'acredine densa di sospetti. Sostituiti i delfini (in cattività) con i leoni (marini) hanno cambiato spartito. La canzone più di moda a Rimini non è forse "Abuso Edilizio"? Definire bizzarra la contestazione è un eufemismo. Da quello che trapela (poco) si capisce che in passato i presunti abusi fossero stati concessi con dovizia, legittimati da appositi e temporanei atti autorizzativi, senza specificare quali fossero gli strumenti urbanistici di riferimento. Immagino che il Delfinario non sia stato l'unico a "godere" di un trattamento particolare. Tradotto nella vulgata riminese (forse) ci saranno qualche centinaio di fratellini in ..sonno. Perseguibili allo stesso modo. Sapendo bene di cosa parlo, mi aspetto una sfilata di cartelli di chiusura di alberghi, bar, ecc. Se per aggravare la situazione mettiamo in ballo anche le norme antisismiche ci sarà "Abuso Party" con apposita sfilata per i diritti negati. La quasi totalità delle strutture turistiche non possiede i requisiti previsti, essendo state realizzate..ante norma. Nel caso di piccoli e contingenti interventi è prassi verificare che la situazione non peggiori o meglio migliori. L'ultima considerazione si lega direttamente all'aspetto edilizio urbano. Il manufatto è di proprietà dello Stato. In questo caso il "proprietario" sarebbe il primo responsabile degli abusi: dalla contestazione del reato, alla sua rimessa in pristino. Se sbaglio mi aspetto una (chiara) correzione, se invece indovino, sono convinto che la vicenda sia destinata a proseguire. Gli avvocati (bravi) non sono un'esclusiva del comune.