mercoledì 9 dicembre 2020

Con il Cuore a Sinistra

Il Portafoglio a Destra
Il vecchio Melucciov è come Andreotti. Riesce a passare indenne attraverso le diverse ere geologiche, come quei vecchi democristiani che, cascasse il mondo, finiscono sempre in piedi. Sono almeno 30 anni che è sulla cresta dell’onda politica riminese. Insomma è il vero mazziere, il grande giocatore sul tavolo della politica locale. Come tale è lui che distribuisce o toglie le carte ai partecipanti al gioco. L’apice lo raggiunse quando insieme all’altro gemello del goal Tiziano Arlotti, svolsero le funzioni, il primo di vicesindaco con delega all’urbanistica e l’altro di assessore ai lavori pubblici. Insieme fecero da puntello e pilotarono tra le secche e le cantonate il “povero re” Ravaioli, bravo medico, ma meno avvezzo agli intrighi e ai trabocchetti di “palazzo Garampi”. Melocciov per questo ha un istinto ed un fiuto innato, unito ad una buona dose di pragmatismo e spregiudicatezza. Il suo capolavoro fu l’accordo di governo trasversale PCI/CL che ancora regge le sorti del territorio riminese, benedetto dalla Curia e dal Vescovo. Egli riesce sempre ad essere lo snodo, il collegamento tra le imprese ed il territorio. Fu grazie a lui che sul vocabolario della lingua italiana Zingarelli, comparve una parola nuova: riminizzazione. Tale evento urbanistico fu reso possibile grazie al suo colpo di genio che si espresse attraverso l’applicazione del cosiddetto “MOTORE IMMOBILIARE”. I suoi interlocutori furono Valentini, Morandi, Mulazzani, Mussoni, la società Valdadige, il CAR della potente e poi miseramente finita CNA di Perazzini e di Bugli… nomi ormai quasi dimenticati. Invece Melucciov è ancora lì, come la rocca di Gibilterra, come Oriale… sempre lì, sempre nel mezzo dei… Poi venne il regno del Principe del Borgo, Niassi XIV lo Splendente messo anche lui sul trono di Rimining da Melucciov, veramente più adatto alle luci ed alle paillettes che al sano pragmatismo amministrativo. Il Principe iniziò il suo regno oltre che triturando i maroni con la questione di Friburgo, urlando ai quattro venti lo slogan: “basta cemento!”. Ma poi si lasciò andare la mano con le varianti utili al potente Tutankagnon ed alle necessità della Fiera non accorgendosi di diverse facilitazioni in favore di supermercati, palazzine in area verde pubblico ed altri piccoli significativi interventi… era troppo impegnato ad ascoltare i mormorii del teatro con il castello e quello della piada con i sardoni che sfrigolava così nudamente e crudamente tra le vie dell’amato borgo di S. Giuliano. Ma ora basta, bisogna ripensare al mattone ed agli investimenti. Qui si giocherà la battaglia per la futura sindacatura al Comune di Rimini. Già si profila il business delle “palle eoliche in mezzo al mar” e il cavallino Magrini è già stato liberato per provocare il Principe, rompendogli le scatole in tema di mercato coperto. Insomma ne vedremo delle matton…elle, pardon ne vedremo delle belle! MES permettendo… 
 Don Camillo