lunedì 14 dicembre 2020

La Tempistica.


La Giustizia ha smentito le ingiuste accuse, volate in questi anni, di usare la tempistica dettata dalla politica. Rimini e Milano sono le città che lo attestano, aspettando l'esito da Catania delle amnesie di Toninelli. Intanto permettono di giudicare i grillini. A Rimini, tutto iniziò il 26 novembre del 2013, quando il Tribunale dichiarò il fallimento della Società Aeradria, negando la richiesta di concordato. Uso la ricostruzione che fece allora Chiamami Città, non ancora nelle mani di Melucci, per gli stessi problemi fallimentari, legati alla Cna. La Presidente del Tribunale, Rossella Talia, dichiarò che la decisione del fallimento, è stata sofferta. Quella della prescrizione, sembra molto meno. Aggiunse che la sentenza ha salvato il Fellini, con quel "buco" non si andava da nessuna parte. Il Procuratore Capo Giovagnoli, usò un linguaggio più esplicito nel chiedere anche lui il fallimento: E' una specie di farsa, i dati a sostegno del concordato in continuità sono sempre più falsi ogni volta che un soggetto terzo li controlla. Alla decisione del Tribunale di Rimini venne fatto appello a Bologna, ma la sentenza uscì rafforzata. Le indagini vennero svolte brillantemente, direi inutilmente, dalla Guardia di Finanza di Rimini. La Carim ed altre aziende, non tutte, ricorsero in Cassazione con un risultato molto simile all'epilogo (francese) della banca. La prima parte finisce qui, con la Cassazione che conferma sequestro dei beni e fallimento. Rimaneva la chiusura definitiva con il processo..penale. Intanto due pesci piccoli (non troppo) chiesero rito e colpe abbreviate. confermando l'impianto accusatorio. Se sono colpevoli i piccoli...si trattava solo di compilare la sentenza per i "grandi" di Rimini. Sono passati sette anni e qualche covid, è finita come l'amico Cancelliere non voleva credere. Non so dove andare a riscuotere la mia scommessa. A Milano una delle procure più feroci contro il Banana, diventato complice anche di questo governo, emette una sentenza che farà scalpore, sempre in Francia. Noi siamo più avvezzi. Nella partita tra Vivendi e Mediaset entra la Procura della Repubblica di Milano che ora, in un «avviso di conclusione delle indagini» avviate nel dicembre 2016 su denuncia del gruppo di Silvio Berlusconi, incrimina i vertici del colosso francese delle telecomunicazioni, il finanziere Vincent Bolloré e l’ad Arnaud de Puyfontaine, per le ipotesi di reato di «manipolazione del mercato» (da 1 a 6 anni) e «ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza» (da 2 a 8 anni). Esito che, sul fronte penale, va a incrociarsi (casualmente) con le polemiche sulla norma “salva-Mediaset”, varata il 26 novembre dal governo Conte per bloccare le ”scalate” straniere in grado di determinare incroci tra tv e telecomunicazioni. Siamo nella prima fase, non sono previste per ora conclusioni, tantomeno prescrizioni. ma la tempistica anche questa volta è perfetta. Travaglio non ha niente da dire. 
PS Il Carlino non ha visto niente dalla finestra. L'altro giornalino dice quello che dicono i padroni. I blog curiali e ciellini sono le 3 scimmie da sempre.