lunedì 14 marzo 2022

Giampaolo Pansa

Il giornalista e scrittore che ho sempre ammirato. Poteva diventare "stravecchio" come Scalfari e confessare, reciprocamente, il Papa. E' sempre andato contro la corrente culturale dominante. Non doveva farsi perdonare niente e magari diventare Presidente. Sem
pre uomo di sinistra senza sconti, nemmeno a se stesso. Raccontare alcune verità, sottaciute, sulla resistenza, significa mostrare coraggio e sprezzo per i Premi Strega. Le Storie dei Vinti è l'ultimo libro di un sovvertitore della Sanremo editoriale. Ogni italiano (io) è figlio o nipote di un fascista dal 1922 al 1944, mia data di nascita. Tutti (?) hanno adorato Mussolini e quando il regime è caduto, nessuno ebbe il coraggio di ammetterlo. Mio padre, quando nacqui aveva 45 anni, morì a 60. Non ha avuto tempo ne, credo, voglia di raccontare la sua "delusione". La famiglia del nonno e zii era zeppa di socialisti, quelli storicamente veri. Lui, fu uno di quelli che credette. Uno dei suoi (pochi) lasciti testamentari, fu la pagina del Corriere della Domenica con migliaia di preti, vescovi, cardinali che "salutavano" il Duce. Pansa ritiene che anche le Storie dei Vinti "debbano" fare parte del patrimonio comune. A Rimini abbiamo ancora la Via Unione Sovietica e tante Togliatti, con (perfino) una Cooperativa Gramsci. Il giornalismo di Pansa è minoritario nella covata democratica, frutto del dominio di Renzi Matteo. Lo hanno defenestrato per eccesso di promesse, inserendo supposte di democristaneria, quella peggiore. Non è storia senza vinti. Leggetelo, un pò di verità non fa male. C'è sempre il Carlino.
massimo lugaresi