giovedì 1 marzo 2012

La Strada Maestra


Quando si parla di Spiaggia a Rimini, basta aver affittato una brandina, per sentirsi un esperto del settore. Lo si è sentito anche nell'ultima commissione consiliare in merito agli abusi ambientali, l'aspetto peggiore è porre temi di questo tipo in un contesto generale, senza dare risposte certe, sono convinto che anche gli ultimi viaggi organizzati a Ravenna per sentire dal Sovrintendente cosa sia possibile condonare, rappresenti un navigare alla schettino. Affermare che la Spiaggia sia diventata un casino di regole e consuetudini mai scritte od imposte è un eufemismo, l'importante sarebbe chiedersi come siamo arrivati a questa situazione che ha tutti i contorni della bomba sepolta per operatori e concessionari demaniali, come presidente del Circolo Nautico di Viserba sono stato uno dei primi martiri della demolizione. Invece delle ordinanze per le puttane da strada, il nostro Giovane potrebbe dare un'occhiata a quello che succede sulla sabbia, senza delegare Funelli o quello non scelto da lui. Le questioni sostanziali sono tre: spiaggia strategica al sistema turistico, assegnazione delle concessioni e stato di fatto. I tre punti sono stati elencati in ordine d'importanza, ma sul piano operativo era necessario partire dall'ultimo. Quello che esiste sull'arenile è frutto di un sistema sostanzialmente illegittimo (dal 1942 in Italia ogni tipo di edificazione deve obbligatoriamente possedere un titolo edilizio), creato in gran parte quando l'Azienda di Soggiorno era Concessionaria di tutta la Spiaggia, esclusi i chioschi bar. Rilasciava agli assegnatari bagnini ma anche albergatori, la possibilità di posizionare manufatti che allora si chiamavano capanni, opere che in quegli anni potevano  sembrare anche di poco conto, in momenti di ricostruzione postbellica ed inizi del nostro turismo, erano anche condivisibili. Negli anni, i capanni  sono stati sostituiti con cabine in cemento prefabbricato, spinti dallo spirito innovatore del facciamo più bello. Nel 1972 l'Azienda di Soggiorno venne sostituita dalle due Cooperative di Bagnini per Rimini e Viserba, il contesto dirigistico venne assunto dalla Capitaneria di Porto, che agiva sotto il profilo demaniale marittimo, l'assenza di qualsiasi pianificazione urbanistica, compito anche allora del Comune, ha permesso che le autorizzazioni demaniali venissero assunte impropriamente come titoli edilizi. Solo negli anni 80 venne approvato un Piano Particolareggiato dell'Arenile frutto della visione del grande amministratore comunista Ruggero Diotallevi, in realtà era la fotografia dell'esistente all'epoca, con qualche modesta concessione come la possibilità di sostituire il casotto del bagnino con uno più grande, diventato in seguito residence. Questa ingessatura urbanistica non creava grandi problemi, era supportata dal sistema cooperativo che non vedeva di buon occhio una potenziale concorrenza tra i soci, cosa usuale tra bagnini che cominciavano ad assaggiare i frutti corposi di un turismo che sembrava inesauribile. Le pratiche demaniali venivano presentate dalle due Cooperative, come titolari delle concessioni, il connubio sembrava vincente, gli ombrelloni andavano a gonfie vele, non s'avvertiva la necessità di un rinnovamento, tutti gli spazi venivano usati per il noleggio delle attrezzature. I problemi iniziarono quando si passò alle concessioni demaniali intestate ai singoli operatori che coincise con il calo sempre più drammatico delle presenze mettendo in moto una concorrenza sfrenata e sgangherata tra gli addetti, fino a quando lo scomparso assessore Perotti concesse un piccolo ed innocente gazebo per..la lettura. Fu l'inizio della colata, con la fantasia demaniale al potere, uno stravolgimento che è arrivato ai night, balere, palestre, ristoranti, pub, tende, tettoie, gazebi, bocce, volley, beach. Quando si iniziò a parlare di un Piano Spiaggia, dalla stalla sabbiosa erano uscito di tutto, il difficile era stabilire un punto fermo e certo dal quale partire, niente era in regola o legittimato, per questo motivo il Piano Ambasz ed il Piano Spiaggia di MarinaCentro detto anche Maurizio, non arrivarono neanche alla procedura d'adozione. L'approvazione del Piano Spiaggia del 2005 fu resa possibile grazie alla comprensione della complessità del sistema con una visione strategica e moderna del futuro. Si tentò di dare una risposta organica allo spontaneismo, modificando le attuali concessioni, alcune con fronte a mare di pochi metri, pensando a zone accorpate che potessero offrire servizi migliori, diminuendo l'impatto cementizio, con il bar-ristorante al centro dello Stabilimento creando un servizio e sinergia con il ricettivo, indispensabile al nostro turismo. La novità di potere mangiare in spiaggia e non alle 12,30 esatte nella pensioncina ad un chilometro è cosa  scontata in altre località, una volta a noi sconosciute come concorrenti. A questa premessa, si deve aggiungere la libertà per gli imprenditori di attuare la struttura con la possibilità di fornire un unica offerta, un vero tutto compreso. Un spiaggia fatta di tanti servizi, ma con specializzazioni specifiche, ribaltando l'idea che tutti dovevano copiare tutto, una caricatura che sfocia nel fregarsi il cliente atteso all'imbocco, come i camerieri una volta fuori dai bar. La scommessa era dirottare turisti da altre realtà, grazie alle peculiari offerte culturali, culinarie, sportive, per l'infanzia, con svariate specializzazioni. Onestamente va detto che questa impostazione in un primo momento raggiunse il gradimento della dirigenza dei Bagnini sapendo bene che poteva essere il solo futuro possibile, ma alla fine passò la strumentalizzazione dei baristi, i quali volevano mantenere i loro indubbi vantaggi, riuscendo ad aggregare a questa protesta un primo blocco di bagnini di MarinaCentro, i quali lavorano con clienti stanziali, con liste d'attesa lunghe come all'Ausl, dei turisti importava poco o niente, erano pieni prima di partire. La spaccatura vera si concretizzò quando la politica iniziò a dare spazio a questi egoismi che portarono ad altri egoismi, distruggendo la filosofia del Piano Spiaggia attraverso l'uso devastante di varianti che cancellarono ogni novità, mantenendo uno status di immobilismo ed illegittimità. Siamo arrivati, avrete capito ai casini di oggi. Lasciare inalterato lo stato concessorio tra bagnini e chioschisti, perpetua una diseguaglianza tra una categoria una volta padrona oggi serva, per differenze di investimento, di canoni e di...guadagni, lasciando perdere le denunce ufficiali. Si sono aggiunte strutture ad un passato mai sanato, non parliamo dei casi eclatanti e delle bindelle messe in alcune zone che avevano superato la soglia della decenza, ci riferiamo all'intero arenile, eccetto alcuni casi singoli che hanno fatto furbescamente ricorso ai condoni, gli altri sono nella situazione....del Circolo Nautico di Viserba. La strategia pianificatoria dell'originale Piano Spiaggia era l'unico sistema per porre un'argine al problema del terzo aspetto fondamentale da me citato. Le norme europee non si limitano alla sola Bolkestein, non ci chiedono di assegnare la spiaggia a chi offre solo un canone maggiore, ma di fare dei bandi di gara indicando gli aspetti migliorativi dell'offerta, una grande occasione per misurare le capacità imprenditoriali, quello che viene vissuto come un sopruso deve diventare una possibilità di rilancio di un settore ormai rimasto come unica speranza per l'immagine della Città. L'aiuto dell'Amministrazione deve essere determinante, gettare i prezziari degli abusi, giocare al rialzo, in termini legislativi la sconfitta era certa da alcuni anni, a dispetto dei viaggi della speranza ai vari santuari politici, oggi c'è la certezza. I bagnini corrono il rischio di sparire così come sono o di finire nelle mani avide di quelli che sono diventati i veri padroni della spiaggia e dei loro listini, conoscendoli benissimo sono sicuro che quelli che sono già partiti ed i tanti che sfrutteranno i bandi per innovare ed investire rappresenteranno la vera Cartolina di Rimini, la invierete a Melucci.