martedì 27 marzo 2012

Un Monti Riminese


Gentilissima Redazione, 
colgo l’invito a fornire argomenti in una città ormai senza idee che non siano il gossip a breve conservazione, per una riflessione sul panorama politico che ci circonda. Se a livello nazionale la maggioranza è composta da PD, PDL e Terzo Polo che, uniti, sostengono chi cerca di uscire dalle secche di questi ultimi anni di mala gestio della Cosa pubblica, a Rimini, se ciò accadesse, probabilmente porterebbe al palesarsi di una situazione in essere da anni, ma con il rischio di effetti tutt’altro che benefici. Il PD è ormai un partito che parla per slogan, in cui il padre padrone emigrato a Bologna, eleva al rango di quadri dirigenti tutti soggetti fedelissimi o innocui neofiti di immagine. Il PDL non produce più nulla dai tempi della “discesa in campo” del ’92, salvo monotematiche interrogazioni di qualche consigliere comunale su una buca da chiudere o un asilo da “sostenere”. Il Terzo Polo è capitanato dall’UDC riminese che è arrivata ad avere il consenso più basso di tutte le UDC d’Italia: qualsiasi civica dell’ultim’ora, a Rimini, prende più di loro. Se per logiche nazionali queste tre componenti dovessero ufficialmente arrivare a governare assieme anche in città, Rimini si troverebbe, ancor di più, in un clima “cencelliano”. Ecco che allora, anche da noi, sarebbe auspicabile l’intervento dei tecnici, che per un periodo più o meno breve, si sostituiscano alle inefficienze di questa politica, rimettendo in carreggiata la città. Già, ma chi potrebbe essere il Monti riminese? Un sindaco capace e competente, lontano da logiche partitiche o corporative, non alla ricerca del consenso, ma alla ricerca del bene di Rimini e dei riminesi. Forse è questa la migliore operazione che i partiti cittadini possano fare se davvero vogliono bene alla città, così come affermano in ogni campagna elettorale: mettersi subito alla ricerca del Monti riminese per riempire il nulla esistente, tornare alle urne e sostituire gli attuali amministratori (?) con una Giunta di alto profilo, fatta di persone non ostaggio di logiche di partito.In questo auspicabile scenario, occorre trovare anche il “Napolitano riminese”, il fine regista di un’operazione che non guardi agli interessi di bottega, ma che veda prima di tutto la sistemazione di una città che, come il sottomarino di “Operazione sottoveste”, si spaccia come nuova solo perché dipinta di rosa! Lo so, delegare ai tecnici significa sconfessare la politica, ma a Rimini come in Italia, non è forse la politica che si è sconfessata da sola in questi ultimi anni? Ecco la grande battaglia che bisognerebbe fare: occorre che un “Napolitano riminese” che lanci la sfida a tutti i partiti per il bene della città! In questo momento, in questo scenario, in questa situazione, ci serve un “Monti riminese”! 


 LC