martedì 13 marzo 2012

Primarie


Dalla stampa nazionale e dagli osservatori della politica non sembrano arrivare commenti intrisi della necessaria lucidità per descrivere il fenomeno delle Primarie. Per capirci meglio, in termini rozzi  e sintetici, partiamo dall'ipotesi sempre più concreta, che i due schieramenti, in vista delle elezioni comunali, decidano di usare lo strumento delle primarie, è facile immaginare che per ogni schieramento, siano presenti almeno due o tre candidati. Sperare che in questi contesti e nel vuoto organizzativo non esistano scambi di voti od accordi trasversali è un offesa alla intelligenza della gente, che poi a Palermo si arrivi ben oltre in un campo di margheritine immacolate o dipietristi per tutte le correnti è solo una ovvia constatazione. La posta in campo è enorme, un titolo di Sindaco nel mercato politico vale molto di più di uno swap da onorevole oggi deprezzato. Per rendere edotti i più ingenui ancora molto presenti, è prassi in entrambi gli schieramenti, raccogliere firme per la lista della parte avversa più estrema, allo scopo di togliere voti all'avversario. Le primarie sono la diretta conseguenza della crisi dei partiti, la mancanza di credibilità della classe dirigente li costringono ad usare uno strumento che inevitabilmente implode nelle mani. In realtà è un disperato tentativo per salvare l'apparato, basta osservare quello che sta accadendo a sinistra del Pd, l'immensa prateria lasciata libera, per la prima volta nel dopoguerra preclude al partito della sinistra la piazza protestante. Il Pd dovrebbe mettere un solo candidato e consegnarlo ad una sicura sconfitta, compiendo suicide primarie nelle primarie. Sono fenomeni apparentemente conditi da sana democrazia partecipativa, in realtà passa il politicante di turno, non raccontate che quello scelto a Palermo sia meglio della Borsellino. Come d'abitudine dopo averla presa larga atterriamo su Rimini, la mancanza di un Sindaco sta diventando una tragedia, dopo avere superato abbondantemente la soglia della farsa. Non riuscire a convocare un consiglio comunale con un argomento serio dovrebbe imporre un commissariamento per evidente e testata incapacità a governare. Non sembra esserci ancora nella riforma della giustizia un reato molto più pericoloso degli altri. Non è capace a governare, da quanto tempo ve lo diciamo? A Rimini, senza aggiungere altri indicativi, un unico personaggio avrebbe meglio di tutti le stigmate del perfetto governante o commissario ad acta consilium. Se li mangia tutti, si chiama Melucci Maurizio, se siamo arrivati ad evocarlo, credeteci cittadini siamo alla soglia della povertà politica. 
P.S.
Abbiamo avuto due brevi passioni (politiche) in successione Lega e M5S, forse il nostro amore porta sfiga