mercoledì 2 dicembre 2015

L'Ecumenismo Bergogliano

Dal Sinodo al Convegno di Firenze fino al viaggio in Africa. In poco meno di due mesi ancora una volta quello che emerge è la personalità di un Papa a tutto tondo, l’unica figura autorevole che riesca a parlare ancora all’uomo del terzo millennio, tanto che al suo cospetto e al suo confronto qualsiasi figura di politico o di autorità internazionale sbiadisce. Il Papa che ritiene più pericolose le zanzare africane, rispetto agli attentati verso la sua persona; quello che parla all’apertura del Sinodo di superare le nostre chiusure, il pudore; colui che parla di primi passi verso una Chiesa nuova anzi più vicina agli ultimi quindi alle origini e al Vangelo, nel Convegno di Firenze. Per quanto riguarda il Sinodo, al di là delle conclusioni che si devono leggere come un inizio di Chiesa dialogante, alla sua apertura il Pontefice aveva espresso l’invito ai padri sinodali ad allargare lo sguardo sulla famiglia, a non ergersi a giudici, ad accogliere e accompagnare tutti nella misericordia. Eccola, la parola, misericordia espressione che sta contraddistinguendo tutto il suo pontificato e l’imminente Giubileo, per cambiare il mondo. In greco eleos indica, la compassione, la pietà, come delineata nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10, 37). Il Signore aveva manifestato verso Elisabetta la sua misericordia,” tos eleos autou”(Luca 1,58). Il cieco di Gerico grida: Gesù figlio di David abbi pietà di me!, “eleeson me”(Marco 10,47-48). Gesù afferma Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia! “eleemones e eleethèsontai”, (Matteo 5, 7). È il soccorso dell'uomo verso il prossimo, e dell'elemosina disinteressata “elemosinen”, (Matteo 6, 1-4) ecc.. Ecco allora , che anche nella conclusione sinodale iniziata tutta in salita, tra luci ed ombre, con una chiusura netta solo sul matrimonio gay e contraccezione, si è elevato il discorso misericordioso, conclusivo di Papa Francesco al quale spetterà poi l’ultima parola , in quanto il Sinodo ha valore solo consultivo. «Il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri», ha detto Bergoglio. «Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio», «i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito, non le idee ma l’uomo». ….«abbiamo spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite»... «Al di là delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa » prosegue il Papa, «abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo, per il vescovo di un altro continente; ciò che viene considerato violazione di un diritto in una società, può essere precetto ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere solo confusione. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato». E al suo intervento a Firenze prosegue su questo tono. ”Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura”. Sicuramente una Chiesa tutta incentrata sulla fragilità e nel discernimento di questo sommo Papa così sfacciatamente moderno, che giunge sempre alle porte delle baraccopoli e in questo caso africane. In Kenya dilaniato dalla povertà e dai sofisticati attacchi terroristici di l Shabaab ha dichiatato: «L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione» e si congeda con un “ non fatevi distruggere dalla corruzione “ e in Uganda, una democrazia di facciata: con centinaia di migliaia di vittime, un milione di sfollati, migliaia di ragazzi rapiti, e atrocità commesse soprattutto contro le donne, nella contrapposizione tra forze regolari e i ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore, cerca di accendere i riflettori sui tormenti atavici per “l’iniquita dei nostri cuori”, del continente nero , riscoprendo il valore e l’esempio dei martiri (testimoni con la vita, della fede).
 IL TEOLOGO