sabato 23 aprile 2016

Era tanto

Era tanto che non scrivevo sulle pagine di questo blog. La pochezza della politica riminese, unita alla delusione di non vedere una lista a cinque stelle, mi aveva raffreddato la vis compositiva. Oggi però, corroborato dall’approssimarsi della bella stagione, vorrei raccogliere le idee e fare una breve analisi, senza pretese dogmatiche, di quanto sta accadendo nella politica cittadina. Partiamo dal centro destra: confusione e smarrimento. La difficoltà di viaggiare compatti contro Gnassi deriva da personalismi e non da incompatibilità programmatiche delle liste collocate in questo settore. Poi, la debolezza delle candidature proposte, questa volta denota un’assenza di classe dirigente preparata. Le altre volte, quelli "preparati" nel centro destra presentavano scientemente candidature deboli perchè giocavano a traversino come fossero in un bar di campagna (detto anche rovescino o ciapanò a seconda delle zone). Oggi il loro gioco a perdere, dopo tanti anni di consociativismo edilizio, fieristico e aeroportuale, si è trasformato in gioco a vincere, tramite la formazione di liste e listarelle a sostegno del candidato del centro sinistra. E veniamo appunto al centro sinistra, dove l’affollamento di liste, nomi e sigle è quasi imbarazzante. Non è un fortino costruito attorno a Gnassi per la paura di una sconfitta, ad oggi impossibile, ma è la voglia spasmodica di certi personaggi di sedere nei posti di comando. Pezzi di città con nomi e storie a destra, moralmente sdoganati da Verdini e Alfano, che a Rimini stanno dando vita ad una coalizione molto più ampia del Partito della Nazione, ma quel che è grave è che l’unico collante a tutto questo è la spartizione del potere e della città. Non c’è un programma, non c’è una motivazione credibile al cambio di schieramento, solo l’outing di voler stare dove si decide. C’è poi un altro dato preoccupante: quando in una città le corporazioni e le associazioni di categoria scendono in campo con la formazione diretta di liste elettorali, si crea una stortura nella società con il rischio di attenuare, all’interno degli organismi di governo, la rappresentanza collettiva e diffusa a discapito di quella corporativa. In altre parole, gli eletti in una lista delle categorie, difenderanno gli interessi di tutti i riminesi o solo della categoria o lobby che li ha candidati ed eletti? Da sempre i partiti hanno messo in lista persone riconducibili a categorie economiche o corporazioni, ma la collegialità del partito garantisce che l’interesse rappresentato dai lobbisti venga inserito in una visione generale di perseguimento degli interessi collettivi: il cosiddetto bene comune. Se poi pensiamo che la corsa a sostenere Gnassi guarda già oltre questa legislatura (che i bookmakers danno come corta) allora diventa fondamentale il ruolo che andrà ad assumere il PD: o sarà capace di ristrutturarsi liberandosi da inchieste e inquisiti e tornando ad essere un interlocutore credibile per i portatori di interessi (legittimi!) della città, oppure verrà relegato ad un ruolo di comitato elettorale, senza classe dirigente preparata, ma distributore di qualche prebenda per disoccupati. A quel punto le politiche di Rimini verranno decise nelle associazioni e, sicuramente, non terranno conto di chi un’associazione non ha. E il M5S? Rimandati a settembre. Speriamo che imparino dai loro errori. Che si simpatizzi o meno per loro, da sempre sostengo che una democrazia sana necessita di un’opposizione vera, pungente, anche fastidiosa, ma assolutamente necessaria per evitare la melassa narcotizzante che si sta materializzando all’orizzonte. Per fortuna però la campagna elettorale non sarà disturbata dalla convocazione di udienze e udienzucce. Us dis dal volti….
E. Canzi