venerdì 1 aprile 2016

Ipocrisia

Il "branco" di scienziati muniti di bicchiere o boccale che tutti i giorni vogliono insegnare il marketing applicato alla politica, hanno riflettuto sul segnale che i media regalano con la notizia della cassintegrazione di Rimini intesa come Società in pantaloncini e maglietta biancorossa? Una Città allo sfascio, neppure in grado di sorreggere una squadra di (pseudo) dilettanti, pur digerendo che il Presidente svolge la sua attività, quando glielo permettono, a Riccione. Volendo continuare il discorso con questi amorevoli candidati al Nobel da Lungomare, vorrei chiedere quali sono, secondo le menti a bicchiere, le cause di questo disastro e se (per caso) tra queste non esiste anche una forte partecipazione di Gnassi. Sarebbe scontato in un normale tessuto sociale per chi ha ricevuto (sempre) di più, concedere almeno una sponsorizzazione. Oggi non è egoismo, ma la vittoria della miseria. Prima però vanno chiarite le responsabilità del disastro economico. Ormai sono tutti dalla parte del Sindaco: convinzione o disperata convenienza? Perchè negli anni migliori esistevano le reali possibilità di una alternanza? Il turismo per Rimini è come il petrolio della Guidi, non si "trivella" più. Hanno saputo solo mutare i guadagni in mattoni invendibili ma tassabili. La maggioranza dei cittadini ha avuto come ricompensa un posto magari precario di lavoro (privato), gli eletti quello pubblico. Cambiano i protagonisti e perfino le comparse della giunta ma la trama rimane quella da Fondazione. Da Pasquinelli a Gemmani in versione femminile? Era meglio Piccari, come cantava Vasco, anche se un senso non ce l'ha. Una volta la "sceneggiata" riminese imponeva ai comunisti il potere politico, mentre ai democristiani rimaneva (solo) quello economico. Per fortuna è arrivato Renzi che ha messo tutti d'accordo: Guidi e Boschi. Non sono mai stato un rivoluzionario cretino al punto di pensare che il sistema lo potevi cambiare da dentro, come dicono ancora le scimmiette del Pd. A tutto c'è un limite. La politica intesa come confronto è stata sostituita da un'informe melassa. Non sono neppure le lobbies a comandare, ma il mediocre salottino dei debiti, costituito dai soliti noti. Il caso più evidente è la "favoletta" dei mattoni. Per liberarsi elegantemente dalle responsabilità storiche di un intero partito, accusano il "solo" Melucci, come li avesse cucinati tutti lui. Poi usando sprazzi funzionanti di memoria ricordi che almeno otto dei consiglieri presenti c'erano anche allora. Gnassi invece era (solo) segretario federale, un posticino ininfluente sul lungomare. Arlotti almeno non ha mai smentito l'inclinazione. Ma il colmo è Ermeti, l'albergatore passato da uomo di fiducia di Melucci a "riferimento" strategico di Gnassi. E volete fare una Terza Lista "shakerando" i resti delle altre? Barman: Affronte, Sensoli e Sarti?