martedì 19 aprile 2016

La Fine di Renzi

Possono anche fare finta di essere i veri vincitori del referendum e perfino usare l'ironia pungente (?) di un Bertozzi sicuro della riconferma, per poco, di Gnassi, ma ora Renzi rischia davvero grosso. Sullo sfondo le inchieste della magistratura, il nuovo scontro con la minoranza e i sondaggi che iniziano a preoccupare. Mi permetto di aggiungere qualche altra "preoccupazione": 1) Debito pubblico salito (ancora) di 100 miliardi 2) Spesa, sempre pubblica, inarrestabile 3) Stato comatoso del sistema bancario. Carim ha però un bilancio in passivo di soli 39 milioni. 4) Occupazione in ulteriore discesa. Solo quella delle case, grazie a Cardone, aumenta 5) Sono attesi, già inquadrati dai radar delle cooperative sociali, almeno 200 mila migranti. 6) Fallimento annunciato delle grandi riforme: partecipate, sicurezza, corruzione e concussioni assortite 7) Regime fiscale opprimente e ingiusto 7) Spaccatura (?) interna del Pd, ancora di difficile valutazione con protagonisti non i "vecchi" D'Alema e Bersani ma i nuovi presidenti delle regioni. 8) Sondaggi che danno il M5S, unica alternativa politica, ormai a ridosso del Partito della Nazione 10) Il referendum "tombale" del renzismo in ottobre. A due anni dall’ingresso a Palazzo Chigi, il premier mai eletto, ma confermato giornalmente dalla stampa, trova qualche perplessità anche nella corazzata Repubblica. Una sfida senza appello quella di ottobre che deciderà il destino dell’esecutivo, su cui Renzi si gioca tutto. Se perdo, ha spiegato più volte, vado a casa. Sullo sfondo, una sensazione poco rassicurante. Non riescono più a camuffare le statistiche, lo zero virgola è diventata una ossessione. Il Job's Act si è trasformato in un'arma a doppio taglio, terminato l'effetto taumaturgico. Non bastasse, i sondaggisti sono costretti ad ammettere l'avanzata dei 5 Stelle che non sono fortunatamente sempre in edizione riminese. Quello che è successo da noi serve (spero) di lezione a tutti. Anche la Carla Franchini dovrebbe però smettere di tenere i piedini in due staffe. Una non esiste. E' stata una macabra invenzione di Cardone. Adesso però se lo zuzzano i madibiani. Buona fortuna per le vostre occupazioni. L’importanza di alcuni capoluoghi al voto non permette di classificare il risultato a un semplice evento locale. Renzi rischia a Milano, traballa a Napoli e soprattutto, può perdere la faccia a Roma e Torino, dove gli aspiranti sindaci del Partito democratico dovranno vedersela con due agguerrite esponenti grilline, in particolare Virginia Raggi nella Capitale, favorita dai sondaggi. L'unica certezza rimane Rimini in versione renziana. La strategia di una lista al giorno che toglie il ballottaggio di torno, si può rivelare un boomerang. Le liste for Gnassi stanno rappresentando la totalità dei suoi elettori. Una farsa che denota una paura fottuta. Pensate che molto probabilmente, gli informati dicono sicuramente, tra qualche mese la sceneggiata elettorale si ripeterà. Dovranno trovare però un altro interprete e questa volta ci sarà anche il MoVimento, depurato e restaurato come nuovo. Diteglielo al columnist Bertozzi.