venerdì 29 settembre 2017

CS Luigi Camporesi Obiettivo Civico

Intervento in Consiglio Comunale Delibera Piano Revisione Partecipazioni Societarie L'uso delle partecipate Dismettere o non dismettere, questo è il problema posto dalle nuove norme. Il punto sembra semplice in apparenza, la realtà però è, come al solito, molto complessa e variegata. Non ho intenzione di discutere nel dettaglio delle decisioni che oggi vengono assunte in modo formale con questa Delibera. Piuttosto, vorrei dire qualche parola sulla gestione e sull'uso che nel tempo è stato fatto delle Società Partecipate da parte del Comune di Rimini, sia per quanto riguarda la maggioranza che anche per la minoranza. Voglio farlo anche perché questi argomenti non sembrano trovare più spazio sui quotidiani locali e, magari, cercherò di spiegare perché, dal mio personalissimo punto di vista ovviamente. Rimini Holding L'Assessore Brasini non manca mai di ricordare i vantaggi di natura fiscale che il Comune di Rimini ottiene attraverso l'interposizione della Holding nella gestione delle Partecipate, e la sua opinione può anche essere condivisibile sotto un certo punto di vista. Un po' meno magari da parte dell'Agenzia delle Entrate si immagina, ma è nella natura delle cose che ciascuno giochi il proprio ruolo. Quello che invece non è stato mai fatto notare pubblicamente a sufficienza, ed è un dato storico, è che sostanzialmente la Holding sembra essere stata costituita per potere contrarre del debito, si immagina eludendo il Patto di Stabilità. E' nella pancia della Holding, per così dire, che si trovano infatti le garanzie a Unicredit per la costruzione del Palacongressi. Unicredit che in caso di insolvenza potrebbe aggredire, per esempio, le azioni Hera che solo in parte sono state di recente vendute. Una buona fetta del debito che in modo indiretto grava sulla Holding è relativo alla realizzazione del Palacongressi, di cui dirò in seguito. Aeradria Aeradria è una partecipata fallita, sicuramente per colpa e a causa dell'incapacità della classe politica locale, espressa prevalentemente dall'odierno Partito Democratico. Un fallimento da oltre cinquanta milioni di euro e rispetto a cui, grazie alla stampa locale evidentemente distratta se non compiacente, non è stato certamente detto abbastanza. In questa occasione voglio ricordare come Aeradria, al pari di altre partecipate, fosse evidentemente utilizzata come ammortizzatore sociale improprio, e anche come datore di lavoro per i funzionari o anche solo semplici raccomandati del Partito Democratico. Come dimenticare infatti, fra gli altri, il caso esemplare dell'ex Candidato Sindaco di Bellaria, assunto in Aeradria immediatamente dopo la sconfitta elettorale del 2009? Una gestione simile avrebbe potuto forse essere comunque sostenibile se il management fosse stato all'altezza del ruolo, ossia quello dello sviluppo di una infrastruttura di derivazione militare in un mercato dell'aviazione civile in fortissima evoluzione negli ultimi venti anni. Sappiamo come è finita, e resta dunque provata l'incapacità del Partito Democratico di sapere individuare una classe dirigente all'altezza delle necessità. Forse per la semplice ragione che l'interesse principale perseguito era quello di mantenere il controllo di posizioni di comodo, di prestigio e di potere reale, come sostengono i magistrati riminesi peraltro. Anthea Osservandone la storia recente anche dal punto di vista dei bilanci, è facile constatare che per certi versi sembra essere stata utilizzata per fini elettorali. Nei primi anni della prima amministrazione Gnassi infatti il budget è stato ridotto con un limitato flusso di cassa, mentre poi le attività operative hanno subito una forte accelerazione in prossimità dell'appuntamento elettorale del 2016. Sembrerebbe che, addirittura, dei dipendenti siano stati visti tracciare le linee per una immaginaria pista ciclabile, per dare l'idea di una città come di un cantiere aperto, pista che poi ovviamente non è stata realizzata. Propaganda elettorale impropria dunque, pagata dai riminesi, realizzata con l'uso di una partecipata del Comune. Romagna Acque E' emerso in Commissione, non dico quindi nulla di nuovo: la fatturazione di Romagna Acque è superiore ai costi sostenuti e quindi, grazie al maggiore esborso (anche) dei riminesi per la bolletta dell'acqua, Romagna Acque ha accumulato un ingente capitale che dovrebbe ammontare a circa cento milioni di euro liquidità. Questa liquidità in parte è stata utilizzata negli anni passati per erogare sponsorizzazioni. Ora, il Presidente di Romagna Acque è uomo del Partito Democratico, e i cordoni della borsa sono saldamente nelle mani del partito dunque. Un po' di pudore e di sobrietà credo sarebbero raccomandabili relativamente all'utilizzo di questi fondi, ecco perché nel nostro Programma Elettorale abbiamo inserito la restituzione della liquidità ai comuni, naturalmente in quota parte come dovuto. IEG Italian Exibition Group, ex Rimini Fiera SpA. La società è partecipata in quota maggioritaria da Comune, Provincia e Camera di Commercio. Si tratta di una proprietà dei riminesi, per farla breve. Nel tempo, per (apparente) e precisa volontà del Sindaco Gnassi, è stata sottratta al controllo del Consiglio Comunale, con una serie di delibere apposite. Il risultato netto giuridico della serie di conferimenti è da valutare, dal nostro punto di vista. Rimane comunque una situazione oggettiva che pare essere quella di una perdita di controllo da parte del Consiglio Comunale. In altri termini, il controllo su IEG, che comprende fra gli altri Fiera di Rimini e Palazzo dei Congressi, sarebbe oggi nelle mani del Presidente Cagnoni e, in linea gerarchica, soprattutto del Sindaco e Presidente della Provincia Gnassi, che rappresenta l'azionista di riferimento. La stampa locale sull'altra sponda, non ha fatto che ripetere per dieci anni i magnifici successi del Fieristico Congressuale, prospettando fino allo sfinimento una quotazione in borsa mai avvenuta. I quotidiani locali non hanno fatto che amplificare per anni le dichiarazioni e le prospettive del Presidente Cagnoni, sempre disattese nella realtà. Si sono ben guardati dal rendere nota all'opinione pubblica la situazione di oggettiva difficoltà causata dall'investimento sostenuto per il Palacongressi, investimento che ha comportato fra l'altro la sospensione del pagamento delle rate del mutuo per un sostanzioso periodo. E' toccato al sottoscritto rendere note pubblicamente le preoccupazioni che gli amministratori hanno messo nero su bianco nelle loro relazioni, se solo qualcuno avesse avuto la preoccupazione di andarle a leggere e comunicarle all'opinione pubblica, reale proprietaria degli asset. Bene, in occasione dell'ultima campagna elettorale, l'avere sostanzialmente portato ad evidenza pubblica le dichiarazioni degli amministratori delle società della holding, mi è costato l'ira funesta del Presidente che - molto coraggiosamente - ha pensato bene di citarmi in giudizio con rito civile (e non penale) chiedendo un risarcimento che se non ho capito male è di due milioni di euro. Quindi, osserviamo che sostenere pubblicamente le considerazioni degli amministratori pubblici, sembra causare citazioni in giudizio da parte di altri manager pubblici. Ecco questo, fra i tanti, sembra essere un fatto ancora più vergognoso e dal sapore vagamente intimidatorio. Non fosse per la scocciatura di dovere ricorrere a legali estremamente qualificati e alla perdita di tempo e denaro, sarebbe un vicenda piuttosto divertente. Tornando al filo logico di questo ragionamento, è interessante osservare che mentre la stampa locale ha tenuto per anni i riminesi, primi proprietari della holding fieristico congressuale, all'oscuro della realtà dei fatti economici e finanziari, dall'altra le pagine degli stessi quotidiani hanno sempre mostrato abbondanti inserti pubblicitari pagati da Rimini Fiera SpA. La domanda nasce spontanea: per quale ragione Rimini Fiera SpA dovrebbe promuovere le proprie manifestazioni e le proprie attività localmente, quando il pubblico e gli espositori sono prevalentemente provenienti dal resto del Paese e dall'estero? Sarebbe quindi facile concludere che sembrerebbe quasi che il Presidente Cagnoni abbia stimolato il silenzio compiacente della stampa riminese. Ma non voglio farlo ovviamente, perché già (potenzialmente) pare debba risarcire con due milioni alla holding, e li mi vorrei fermare. Quindi non lo sostengo, sia chiaro. Proseguiamo. Le criticità di bilancio della holding sono state tenute nascoste, ma si è dovuto comunque farvi fronte. In parte lo si è fatto con la vendita dei terreni della zona Acquarena, per realizzare diverse – quattordici a vedere i rendering – palazzine. L'area è stata ceduta a una cooperativa della Grande Distribuzione Organizzata con quello che ha tutta l'aria di un soccorso al debito della holding. Non dimentichiamo infatti che lo si è fatto in piena lotta al cemento dichiarata dal Sindaco Gnassi. Mentre tanti altri costruttori sono stati messi in difficoltà, al Presidente Cagnoni (o comunque ai costruttori che hanno acquistato i terreni) è stata concessa una doppia variante al Piano Regolatore. E' facile osservare che quell'area avrebbe potuto essere restituita a verde, oppure impiegata con altre destinazioni d'uso dopo la mancata realizzazione dell'auditorium. E, del resto, come non osservare la contraddizione nella realizzazione di nuove palazzine residenziali e di un nuovo supermercato, in contrasto con la perdita dei diritti di costruzione per l'ex campeggio di proprietà delle CMV che è stata per questo aiutata, per così dire, nel fallire piuttosto che nell'ottenere il concordato di continuità, fallimento con un valore di 275 milioni di euro? Si è capito vero? Qualcuno lo si fa costruire per aiutarlo, qualcun altro lo si aiuta a fallire, tutto questo sotto il regno del Sindaco Gnassi e dell'ancora più potente Presidente Cagnoni e in piena lotta al cemento dichiarata fin su ai media nazionali. Potrei andare avanti per ore, mi limito a una ultima osservazione. Di tanto in tanto leggo gli articoli di Chiamami Città, rivista online i cui articoli sono condivisi su Facebook da Maurizio Melucci. Il sito e gli articoli abbondano di banner pubblicitari di IEG. Ancora, le domande nascono spontanee: IEG sponsorizza Chiamami Città? Chiamami Città è forse riconducibile a organo del Partito Democratico o a una sua corrente? Siamo di fronte quindi a un finanziamento improprio e con soldi pubblici del Partito Democratico o di una sua corrente? Vorrei che il Sindaco rispondesse a queste domande, se solo fosse presente. Conclusioni Al di là della decisione formale che oggi questo Consiglio assumerà dunque, sono altri gli aspetti reali che dovrebbero interessare i Consiglieri Comunali e l'opinione pubblica. Con queste mie parole, spero di averne dato almeno un utile assaggio.
 Grazie. 
Luigi Camporesi Obiettivo Civico