martedì 19 settembre 2017

Repositorio

La stampa locale cartacea e non, in questa occasione bipartisan, presenta ai rimInesi che si stanno leccando i baffi, si suppone, questa ennesima ghiotta "restituzione" come vuole la retorica di regime. Presenta come sia stato "finalmente restituito ai riminesi..." etc. il cinema Fulgor che avrà due sale cinematografiche, una cosa che dovrebbe essere "La casa del cinema", un onere che non ci è richiesto di cui poi dirò (a meno di intenderla come dire "da Paolino la Casa... dei tendaggi" o "del formaggio, della sposa" ... etc.). Ci sarà l'ormai immancabile, quando parlasi di immobili in cui mettervi le proprie insegne, ubiquitaria longa manus (120 km) di Unibo con una specie di mini dipartimento sul cinema, la cineteca comunale, che per me stava bene anche dov'era, più altri spazi essendo stato alzato di un piano l'edificio. Dirne male sembra di dare contro la casa come il baghino, di essere disfattista, di essere contro Fellini. Fatalmente mi espongo a queste critiche. Premettendo che non sono esperto di questioni "felliniane", non me ne sono mai interessato, e anzi trovo che Rimini sia esagerata sull'opzionare Fellini (addirittura dedicare strade ai suoi film, anche i più scarsi e sconosciuti: un omaggio che credo nessun artista ha mai ricevuto) che si sentiva anche romano e lo era da parte materna e che tuttavia ci ha fatto la grazia per esempio di lasciarci le sue spoglie mortali, visto che ogni volta che veniva qua lo accoglievamo come fosse il papa forse con tanta dedizione non se la sia sentita di farsi seppellire dove stanno i suoi colleghi a Roma, ossia il Verano. Comunque, tornando a questa storia del Fulgor, la vicenda che va avanti da 45 anni, è ora a conclusione, visto che a breve aprirà con una gestione riminese. A me sfugge anzitutto il motivo di tanta spesa, ossia realizzare un ambiente di lusso, arruolare addirittura un premio Oscar che non credo abbia parcelle da stagnaro, come minimo allora per la ristrutturazione piuttosto che prendere uno sconosciuto architetto sammarinese tale "Matteini" si sarebbe dovuto commissionare l'opera a un Nobel, o un Renzo Piano, un Portoghesi, al limite, o no? E davvero non si capisce la ragione di tanto spreco di danaro per la megalomania di fare tutto xxxl, "luxury", fare lo straordinario dimenticando e tralasciando l'ordinario, che è poi per me la caratteristica di questa amministrazione. Tanto 45 anni di progetti, "provini", lavori, li pagano e li hanno pagati i riminesi essendo l'ASP Valloni pubblica e credo controllata dal Comune. Ma la cosa tuttavia che ritegno maggiormente incomprensibile in questa operazione è stabilire un legame fra Fellini e il Fulgor talmente forte da "adottare" quello che fino agli anni '80 era un normalissimo cinema del centro storico e che per decenni è stato un cinema come altri dove per esempio rammento di aver visto non Deserto Rosso ma... Fantozzi contro tutti. Il palazzo poi è praticamente degli anni '20 perché (oltre essere stato danneggiato dai bombardamenti) quello precedente, settecentesco, fu ristrutturato quasi ex novo, proprio dalla persona che ci fece il cinema al piano terra che poi rimase fino a non molto tempo fa e che ha realizzato anche altre cose fra cui due villini Liberty al mare. Non stiamo parlando di Palladio. Ma, dicevo: Fellini andava a 'sto benedetto Fulgor da ragazzo, in un fotogramma di Amarcord si vede la scritta "Fulgor" ed il cinema è citato anche in altra opera, stop. Basta questo per stabilire un legame così forte, Fellini-Fulgor>universo felliniano, tanto da "adottare" questo palazzo fatiscente e spenderci tutti quei soldi per farne una super sala cinematografica, come dire essere al Grand Hotel dei cinema e presentarlo come simbolo di Fellini!? In questo aspetto risiede per me la debolezza "concettuale", diciamo così, di questa operazione in quanto qualsiasi altro edificio avrebbe potuto svolgere la medesima (discutibile) funzione. E' irrilevante, ininfluente o almeno marginale che il Fulgor sia citato in Amarcord o che Fellini vi andasse, non assume carattere simbolico per queste ragioni. C'è stata una lunghissima stagione durante la quale esso era uno dei cinema del centro che proiettava La patata bollente o Duri a morire ma sopra tutto rapportato alla sterminata cinematografia e "poetica" felliniana di luoghi, persone etc. Inoltre, sono presenti per me in questa operazione, come tutti vedono, anche aspetti di "mani bucate", sperpero e megalomania. Andare a cercare Dante Ferretti, ma che esagerazione, uno scenografo-Oscar per gli interni di una sala cinematografica, che idea balorda! Comunque per concludere questa riflessione: se si fosse voluto fare un museo, un centro ricerca, un centro studi felliniani, un centro di cinematografia, il Fulgor, "idealmente" inteso, per i motivi citati sopra, ha comunque un dimensione modesta rapportato alla immensa galassia dell'Immaginario, come si dice, di Fellini e la ragione della sua scelta è risibilmente inconsistente; se poi mi dicono che esso è vicino al Comune, che è nello stesso stabile della sede PD, che è di proprietà del Valloni dico che queste possono essere buone ragioni, ma certamente non per due citazioni nella sterminata filmografia del regista e perché ci andava da ragazzo. Qualsiasi altra sede sarebbe stato lo stesso come detto, in quanto il Fulgor per decenni è stato un normalissimo cinema del centro come ce n'erano altri. Prossimo giro "restituiremo" alla città il Supercinema o il Modernissmo o chissà il Metropol "dov'era com'era" , con annessi anziani... "sporcaccioni" che ivi si smanettavano allora? Infine: il rapporto Rimini-Cinema si esaurisce con l'aver dato i natali a Fellini, stop, altro non c'è, non abbiamo una tradizione cinematografica per ovvie ragioni di dimensioni, quindi non vi è necessità che noi si diventi promotori o riferimento nazionale della settima arte come dire "ah per quanto riguarda l'Italia per il cinema ci sono Roma, Milano, il festival di Venezia e Rimini ovviamente". Uno sforzo non richiesto, una... prestazione straordinaria, senza ricordare poi che Fellini è normalmente studiato già in tutto il mondo come cineasta, quindi un nostro eventuale apporto su questo fronte sarebbe una goccia nel mare. Ma tutto sommato assieme a un piccolo museo- "repositorio" sarebbe stata la scelta migliore: un centro studi limitato a specifici aspetti della sua opera e vita legati al fatto di esser nato qui.
nemo pascale