mercoledì 28 febbraio 2018

Storia Oscura

Negli ultimi mesi abbiamo assistito alle evoluzioni, purtroppo negative, della Cooperativa Muratori di Verucchio. Passata dal concordato al fallimento, poi perfino all'incriminazione del suo (storico) presidente. Sembrano passati secoli da quando Jerry Calà testimoniava la forza di quella che è stata la prima impresa edile ed immobiliarista del nostro territorio, dopo la chiusura della Cooperativa Edile Riminese. Una delle ultime pagine della sua storia, è stata la "vicenda" del Nuovo Stadio. Mi trovai da solo (quasi) a stroncarla sul nascere, ancora prima che venissero precisati gli scandalosi termini del concambio. Ricordo una trasmissione televisiva locale a cui partecipai come assessore al turismo, poco prima di compilare la lettera con cui mandai tutti (amaramente) a fanc... anticipando di molto quello più famoso di Grillo. Con Bellavista, indimenticabile e forse unico (vero) presidente del Rimini, avevo giocato nel Viserba, una conoscenza ed amicizia a prova di pallone. Diciamo che era in un momento particolare, vezzeggiato ed adorato da stampa e tifosi. Gli ottimi risultati della squadra portavano a sognare uno Stadium, pagato però dai cittadini. Venni contestato, come uno che non avesse mai visto o giocato una partita e soprattutto non conoscesse la facile arte del promettere, molto cara a Ravaioli ed al suo braccio destro, l'inarrivabile A Te Faz conosciuto oggi come l'onorevole Arlotti. Prepararono un pacchetto confezionato alla riminese: Nuovo Stadio da (oltre) 25 mila persone in cambio di 2,500 appartamenti, dislocati minuziosamente in una decina di comparti scelti per accontentare tutte le correnti edilizie. Una pagina oscura che vedeva il coinvolgimento della città politica e quella del mattone che (guarda caso) coincidevano perfettamente. Come sia finita la storia è utile ricordarlo. Tutte (quasi) le protagoniste (anche) di quello scambio sono finite malissimo. A Te Faz invece è finito in Parlamento, dopo una breve parentesi come "ambientalista" al servizio di Gnassi. Potrei citare nomi di amici tifosi, giornalisti, imprenditori che non mi perdonarono il niet solitario. Per amore della verità, sfruttando l'occasione dell'articolo-ricordo, va riconosciuto che l'unico che non sembrava stracciarsi le vesti per questa operazione, pur non affermandolo pubblicamente, era il vice sindaco Melucci. Ha sempre saputo fare i conti, aveva capito che non solo era assurda l'opera promessa ma il "concambio" era difficile da spiegare nel caso ci fosse stato qualche curioso. Altri tempi, non ricordo quale fosse la "posizione" di Gnassi. Ha promesso anche lui qualcosa con la sciarpa del tifoso.