domenica 11 marzo 2018

Un Paese Spaccato

Un paese spaccato (almeno) in due macroscopiche parti, con differenze politiche, sociali, culturali, economiche. Per comodità hanno dipinto le nuove cartine elettorali di blu Salvini e giallo Di Maio. E' scomparso (quasi) il rosso che per antiche favole voleva spacciare il partito di Renzi come cugino (alla lontana) del Pci. Anche a Rimini hanno dato una bella pitturata. Una rappresentazione cromatica della radicalizzazione delle due forze vincenti. Da una parte meno tasse per tutti, dall'altra un aiuto all'indigenza. Bruno Sacchini, una delle (poche) menti pensanti, ha pubblicato una riflessione che condivido anche se forzatamente all'ingrosso. La Lega ha vinto su un territorio con una economia a capitalismo avanzato, gli elettori hanno del loro da difendere. Un voto di paura quindi di protesta. Il voto sudista al M5S è di cittadini che non hanno nulla da conservare, tanto meno da perdere. Protesta incancrenita dalla disperazione. Il quadro aumenta il rischio di un corto circuito anche violento. Tutte le volte che abbiamo attraversato situazioni analoghe abbiamo avuto il concorso di forze (segrete) interne e straniere che hanno soffiato e massacrato. E' vero che siamo "dipendenti" dall'Europa, quindi dovremmo avere uno scudo protettivo, ma il protrarsi di una situazione di stallo credo sia pericoloso. Sembra il surplace dei ciclisti su pista. Nessuno si muove per ragioni anche opposte. Il M5S ha rinchiuso tutta la mandria eletta in un albergo-asilo. Ha imposto di non parlare. Ottima idea. La Lega è ancora ostaggio del Cavaliere. Non sono in grado di mollarlo seguendo la  volontà espressa dai cittadini. Sono in gioco decine di situazioni locali e regionali di enorme importanza. Berlusconi e Renzi speravano di rifare il giochino, contando sulla solita quarantina di transfughi pentastellati e qualche leghista amico del Banana. Andata male. Il Pd non esiste più. L'unica buona notizia. Rimane la paura che la pulizia venga lasciata a metà. Mancano ancora città ed un paio di regioni da liberare, poi forse si potrà parlare di una nuova legge elettorale maggioritaria. E' l'ora di Mattarella. E' rimasto intelligentemente in silenzio. Ha aspettato che il ducetto sparisse per potere esercitare la sua alta funzione. Votare e scegliere movimenti e partiti e poi confidare nel Presidente non mi sembra però un buon viatico.