Natale 2018
Ieri mentre viaggiavo in automobile sulla Statale e mi guardavo intorno, improvvisamente la luce, le persone, le automobili intorno sono cambiate. Vedevo quello che vedevo, ma sembrava tutto differente. Mi sentivo quaranta anni in più, sentivo di essere invecchiato ed eravamo nel 2058: i pochi capelli rimasti erano diventati bianchi, sul viso passandomi la mano sentivo le rughe profonde, muovere il cambio dell’auto mi sembrava più faticoso, ed era una fatica inutile, perchè attorno a me tutti gli altri avevano automobili diverse, dalle forme mai viste e non guidavano, ma parlavano fra loro e bevevano chi un calice di prosecco, chi una coca cola mentre si dividevano una pizza. Il tempo era passato in un niente, e fermo sulla Statale pensavo guardando indietro, guardavo a quest’anno che era finito e quello prossimo: che era già avvenuto quarant’anni prima. Pensavo alle cose belle che avevo fatto nel futuro passato 2019, e non riuscivo a ricordarmi: quello che mi mancava però di allora era il tempo, e pensavo che il tempo non si dovesse misurare, ma pesare. C’è un tempo pesante, che non passa mai - ma alla fine passa- e un tempo leggero, che vorresti tenere fermo e non far scivolare via mai -ma passa anche quello. Mentre vedevo me fra quarant’anni e vedevo me adesso, cercavo di capire cosa fosse successo, e perchè, e come. E’stato un attimo, e il tempo era passato come lo spazio fra premere l’interruttore e l’accendersi della lampadina. Poi mi è venuto in mente che in effetti alla fine il tempo da oggi a fra quarant’anni era stato rapido come quello passato da quando a otto anni mi appoggiavo alla finestra mentre la neve cadeva e aspettavo la mattina di Natale, e i regali, e gli amici a scuola, e quando iniziavano le vacanze invernali, e con i miei andavamo in montagna, il pizzicore del profumo fresco della neve e della crema Nivea che mia madre mi spalmava sul viso prima uscire al freddo. Da allora ad oggi erano passati trent’anni, e altri quaranta in un secondo mentre guidavo per venire in ufficio. Così mi è stato tutto chiaro: illuminato e a fuoco. È tutto attorno al tempo, al tempo passato e al tempo che viene, e vola veloce come la sassata di un ragazzo dispettoso. Poi tutto ha ricominciato a fluire, come se fosse stato un segreto privato, un dono solo per me. Son tornato ad oggi, che non è altro che un’onda che s’allarga prima e dopo altre, nell’inesistenza del tempo e nel suo fluire. Per chi crede il Natale è il momento venuta di Cristo nel tempo al di là del tempo e viene ogni giorno come se fosse sempre presente. Per la nostra civiltà occidentale è il tempo degli affetti e delle cose lente e care, dei profumi di cannella e dell’odore dell’abete e del camino. Così vi auguro un Natale in cui vi sia chiaro che il tempo non esiste, e si deve pesare, e si deve trattenere per quei brandelli di bellezza da strappare via e tenersi per sempre nel cuore, così come un Anno Nuovo pieno di felicità e di sogni grandi. - buon Natale e buon Anno nuovo.
Samuele Zerbini
Ieri mentre viaggiavo in automobile sulla Statale e mi guardavo intorno, improvvisamente la luce, le persone, le automobili intorno sono cambiate. Vedevo quello che vedevo, ma sembrava tutto differente. Mi sentivo quaranta anni in più, sentivo di essere invecchiato ed eravamo nel 2058: i pochi capelli rimasti erano diventati bianchi, sul viso passandomi la mano sentivo le rughe profonde, muovere il cambio dell’auto mi sembrava più faticoso, ed era una fatica inutile, perchè attorno a me tutti gli altri avevano automobili diverse, dalle forme mai viste e non guidavano, ma parlavano fra loro e bevevano chi un calice di prosecco, chi una coca cola mentre si dividevano una pizza. Il tempo era passato in un niente, e fermo sulla Statale pensavo guardando indietro, guardavo a quest’anno che era finito e quello prossimo: che era già avvenuto quarant’anni prima. Pensavo alle cose belle che avevo fatto nel futuro passato 2019, e non riuscivo a ricordarmi: quello che mi mancava però di allora era il tempo, e pensavo che il tempo non si dovesse misurare, ma pesare. C’è un tempo pesante, che non passa mai - ma alla fine passa- e un tempo leggero, che vorresti tenere fermo e non far scivolare via mai -ma passa anche quello. Mentre vedevo me fra quarant’anni e vedevo me adesso, cercavo di capire cosa fosse successo, e perchè, e come. E’stato un attimo, e il tempo era passato come lo spazio fra premere l’interruttore e l’accendersi della lampadina. Poi mi è venuto in mente che in effetti alla fine il tempo da oggi a fra quarant’anni era stato rapido come quello passato da quando a otto anni mi appoggiavo alla finestra mentre la neve cadeva e aspettavo la mattina di Natale, e i regali, e gli amici a scuola, e quando iniziavano le vacanze invernali, e con i miei andavamo in montagna, il pizzicore del profumo fresco della neve e della crema Nivea che mia madre mi spalmava sul viso prima uscire al freddo. Da allora ad oggi erano passati trent’anni, e altri quaranta in un secondo mentre guidavo per venire in ufficio. Così mi è stato tutto chiaro: illuminato e a fuoco. È tutto attorno al tempo, al tempo passato e al tempo che viene, e vola veloce come la sassata di un ragazzo dispettoso. Poi tutto ha ricominciato a fluire, come se fosse stato un segreto privato, un dono solo per me. Son tornato ad oggi, che non è altro che un’onda che s’allarga prima e dopo altre, nell’inesistenza del tempo e nel suo fluire. Per chi crede il Natale è il momento venuta di Cristo nel tempo al di là del tempo e viene ogni giorno come se fosse sempre presente. Per la nostra civiltà occidentale è il tempo degli affetti e delle cose lente e care, dei profumi di cannella e dell’odore dell’abete e del camino. Così vi auguro un Natale in cui vi sia chiaro che il tempo non esiste, e si deve pesare, e si deve trattenere per quei brandelli di bellezza da strappare via e tenersi per sempre nel cuore, così come un Anno Nuovo pieno di felicità e di sogni grandi. - buon Natale e buon Anno nuovo.
Samuele Zerbini