venerdì 27 marzo 2020

Alle "Calenda" Greche

Mister Conte sarà ricordato come il premier che ha “chiuso l’Italia” per mancanza di tamponi. È già stato detto che questo è il frutto di 30 anni di rigorismo europeo, il quale non ha diminuito il debito pubblico ma ha prodotto tagli drammatici nei due comparti strategici per il futuro di qualsiasi Paese e cioè in quello della sanità e dell’istruzione. Ma chi è stato buono per la guerra non può essere quello che gestirà la ricostruzione, che si preannuncia lunga e difficile. Le macerie del disastro economico si sommeranno ai lutti della “guerra sanitaria” e sarà importante una volta usciti dalle trincee, premiare gli eroi e cacciare a calci nel sedere i cattivi comandanti. Calenda non mi è stato mai particolarmente simpatico. L’ho sempre preferito nella parte di Enrico nello sceneggiato televisivo “Cuore” di Luigi Comencini quando ricopriva la parte del bambino “invornito” che ascoltava con l’occhio da pesce le morali del padre. Comunque l’altra sera in una delle solite trasmissioni che ci informano circa il numero dei morti, che ci fanno vedere lunghe file di persone con le mascherine, che ci dicono di stare a casa e di lavarci le mani, il dottor Calenda ospite di una di quelle tele novelas, una cosa giusta l’ha detta e cioè che dobbiamo preparare da subito misure urgenti per far ripartire la locomotiva Italia, perché non sarà facile per le aziende rimettersi in moto e ricominciare a produrre. Giustamente ha evidenziato che se non ci attrezziamo velocemente, rischiamo che i Paesi concorrenti e le aziende estere, ci soffino clienti e commesse, sotto l’occhio compiaciuto, ma benevolo dei “fratelli europei”, che non vedono l’ora di vederci boccheggiare come e peggio della Grecia. Per fare ciò aggiunge il Calenda dobbiamo mettere in campo le forze migliori del Paese: i migliori politici ed i migliori imprenditori (non “prenditori” come è successo fino ad ora) facendo capire e non velatamente, che gli attuali non sono adeguati. Già si affacciano alla finestra della riscossa i vari Prodi e Draghi con la benedizione del Vaticano. Il primo destinato al soglio del Quirinale, il secondo a palazzo Chigi. Un giochino già visto negli ultimi 10 anni e svolto subdolamente sotto il pontificato di re “Giorgio Napolitano”: tutta roba vecchia che puzza di volpi e di stantio lontano un miglio. Se Mario Draghi (il secondo super Mario dopo il professor Monti, quello della Fornero and company) dovrà essere il “salvatore della Patria”, è imprescindibile che passi attraverso le elezioni, cioè che sia il candidato di uno schieramento, che presenti un programma ed una squadra di governo e di esperti chiara e precisa. Altrimenti passerà il concetto che siamo un Paese in perenne emergenza, nel quale la Costituzione è carta straccia, del quale si può fare del Parlamento “un bivacco per i manipoli di qualcuno” e che siamo governati indirettamente dalla Germania, dai tecnici e dai burocrati. A buon intenditor poche parole. 
 P.S: Come sempre calma e … Gessi. 
 Don Camillo