martedì 10 marzo 2020

Il Discorso del Re

Il 13 maggio 1940 il Primo ministro inglese Winston Churchill, nel suo discorso alla Camera dei Comuni promise al popolo inglese come prezzo della vittoria contro Hitler, “blood, toil, tears and sweat”, cioè “sangue, fatica, lacrime e sudore”.
Qualcuno dirà, altro contesto storico, altra situazione, ma soprattutto sottolineiamo noi altri uomini. Ora nel mondo della “globalizzazione” non ci si batte contro le armate di Hitler, ma contro un subdolo virus che sta preoccupando e non poco, i governi ed i popoli della terra. Ognuno si muove come vuole e in ordine sparso: c’è chi militarizza (come la Cina), chi tampona (come l’Italia), c’è chi lo tratta come una normale influenza (come il resto dei paesi europei), chi si fa i casi suoi (come gli Stati Uniti). Un dato emerge su tutti: non c’è cooperazione, non c’è coordinamento, non c’è solidarietà e soprattutto per quel che ci riguarda ancora una volta non c’è l’Europa. Già da novembre i governi sapevano che gironzolava tale morbo sottovalutandone la gravità. Inspiegabilmente o in mala fede, ora raccontano di essere stati colti impreparati. Nel nostro Paese è da un pezzo che non emergono personaggi del calibro di Winston Churchill, ma è da un pezzo che i governi succedutisi in questi decenni, chiedono agli italiani in nome dell’Europa “sangue, fatica, lacrime e sudore”. Ora al timone abbiamo un “governicchio” raffazzonato che deve fare i “Conte” con una situazione difficile se non drammatica. Erano partiti con il sogno di aprire il Parlamento come una scatola di tonno o di sardine e si sono ridotti a nascondersi dietro meschini bizantinismi o giochetti di palazzo. Al solito siamo all’8 settembre: ordini contradditori, disorganici, affidati ad una stampa asservita ed incerta, che fa a gara nel pubblicare notizie raccogliticce e decreti provvisori. Insomma si naviga a vista, affidandoci alle preghiere da non tenersi nelle chiese perché chiuse e sperando nel volontariato, nello spirito di sacrificio e di rassegnata sopportazione degli italiani, all’arrivo del caldo e confidando nell’italico stellone. La drammatica realtà è che manca un PIANO DI EMERGENZA NAZIONALE, che ogni paese deve avere pronto per affrontare le situazioni di crisi. Manca una linea di comando con poteri certi ed autorevoli, che parli una sola voce e soprattutto con la professionalità e la competenza necessaria. Ora si invoca a gran voce Bertolaso come salvatore della Patria, quale novello Armando Diaz. In questi giorni miliardi di euro di ricchezza nazionale sono stati bruciati in termini di Pil, di Spread, di perdite di borsa e di paralisi del nostro apparato produttivo nell’industria, nel turismo e nel commercio. Soldi che potevano essere spesi, per esempio, per potenziare le strutture sanitarie e per acquistare i “ventilatori” per le camere di rianimazione in modo da evitare di dover scegliere tra chi salvare e chi lasciare morire. Siamo in guerra contro un nemico subdolo ed invisibile contro il quale non abbiamo il vaccino. Ma un buon comandante ha un impegno personale e morale imprescindibile: nessuno, dico nessuno deve essere lasciato indietro o abbandonato al proprio destino. 
 Don Camillo