mercoledì 4 marzo 2020

Il Carroccio Scarrocciato

Un tempo il Carroccio era difeso dallo spadone di Alberto da Giussano. Ora invece è costretto a ripiegare sullo Jacopo Morrone da Forlì che invece di attorniarsi dei fidi Cavalieri della Compagnia della Morte, si affida al Galli (non Senone), per sfondare lo schieramento delle truppe PiDiZZATE. Si capisce subito che così la pugna è impari già in partenza… Già con l’avvocato Pecci il Carroccio riminese è da anni in affanno e arranca nel nulla. Se poi ci aggiungiamo il Galli (non Senone), segretario provinciale (il quale sarebbe meglio si facesse le ossa come vicesindaco di Bellaria, invece di occuparsi di strategia e di tattica in coppia al suo duce forlivese che non ne azzecca una) e la onorevole deputata/bagnina Elena Raffaelli da Riccione, buona più a tirare la piada ed a parlare di ombrelloni piuttosto che di territorio e di politica, la frittata è già fatta. Diciamolo…. l’armata della Lega non è in buone mani! Ci sarebbe in effetti di riserva, tal Andrea Liverani da Faenza, che si dice commissario della Lega Romagna, ma che al momento vagheggia sperduto sul campo di battaglia. L’ordine imperativo che gira fra gli iscritti è: fermi, zitti e boni e nu toca gnint... C’è poco da stare allegri! Qualche saggio ipotizza che tutta la congrega stia già lavorando per negoziare la sconfitta che vedrebbe eletta a sindaco la nipote dello “zio”, l’assessore al comune di Rimini Roberta Frisoni e il podestà Gnassi a presidente della Fiera. Ciò facendo si confermerebbe il vecchio, scellerato patto di potere stipulato negli anni ’80 tra il PCi-PDS-DS-PD e C.L., che si sono spartiti i posti che contano in proporzione 60/40, mercanteggiando la desistenza dei cosiddetti anticomunisti della domenica, in cambio delle poltrone e degli incarichi. La novità è che c’è un Matteo Montevecchi di troppo, il quale deve stare attento a non cadere nelle grinfie dei vecchi marpioni e non limitarsi a parlare solo di preti e di benedizioni. Solo allora forse, la ciambella non riuscirà con il buco.
 Ildebrando da Marano