venerdì 1 gennaio 2016

L'upupa della Chiesa cattolica

La gente non sente più, non solo il prestigio, ma neanche il valore della Chiesa. Ha inconsciamente abiurato da una delle sue più cieche abitudini. Per qualcosa di peggio della religione, indubbiamente». (P.P Pasolini - Scritti Corsari)
Ai primi di aprile del 1963 cominciarono le riprese de “Il Vangelo secondo Matteo”, che rimane a giudizio di molti il più bel film mai girato sulla vita di Cristo. Ma che all’epoca destò strascichi e polemiche. Una fase storica, quella del centro-sinistra, che vedeva un pauroso avvicinamento di comunisti e cattolici e la scelta di Pasolini di affrontare la narrazione della vita di Cristo sembrò spregiudicata sia dal Pci, che accusò Pasolini di ambiguità ideologica e di misticismo, sia dal cattolicesimo più conservatore, che non apprezzava il trattamento del soggetto sacro da parte di un autore che si professava ateo. Mentre l’Office Catholique International du Cinéma gli assegnava il proprio riconoscimento alla Mostra del Cinema di Venezia. Bisogna ricordare che solo due anni prima il regista era stato condannato da un tribunale a quattro mesi per vilipendio alla religione, e poi assolto dopo l’uscita de “La ricotta”. Insomma la sinistra italiana si dimostrò così tiepida, tanto che il regista disse che non era piaciuto ai «cattolici inconsci», quelli che temevano il cattolicesimo come una ricaduta conformista e borghese dopo aver creduto di superarlo con il marxismo. Comunque anche lo stesso regista-scrittore parlava del suo film con questi toni : "Sebbene la mia visione del mondo sia religiosa, non credo alla divinità di Cristo. Ho fatto un film in cui si esprime, attraverso un personaggio, l’intera mia nostalgia del mitico, dell’epico, del tragico. La storia di Cristo è fatta da duemila anni di interpretazione cristiana. Tra la realtà storica e me si è creato lo spessore del mito". Ma di contro a un sacerdote amico, egli confidò: "Sono bloccato, in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere". Infatti nei ricordi di gioventù si era espresso in modo totalmente diverso :” la mia religione era un profumo / [...] Eppure Chiesa ero venuto a te. / [...] tra le saggine, io davo a Cristo / tutta la mia ingenuità e il mio sangue” in “La religione del mio tempo" (1957-'59). Sino ad arrivare alla sua maturazione intellettuale, in cui affermava: "Bisogna esporsi (questo insegna / il povero Cristo inchiodato?), / [...] noi staremo offerti sulla croce, / alla gogna, tra le pupille / limpide di gioia feroce, [...] miti, ridicoli, tremando / d'intelletto e passione nel gioco / del cuore arso dal suo fuoco, / per testimoniare lo scandalo" “La crocifissione” (1948-'49) - ne L'usignolo della Chiesa cattolica,1958. Come si può notare la contraddizione in termini era tipica della figura pasoliniana. E sicuramente la figura di Gesù è evidenziata più nella sua umanità, nel Vangelo secondo Matteo , che in quello divino. La dolcezza e la mitezza di Cristo, insieme alla sua assolutezza, attiravano Pasolini che ne vedeva un vero rivoluzionario. Nel film, l’attacco ai farisei è un evidente attacco al materialismo borghese dei suoi tempi che come lui stesso dirà, essere «strumento irrazionale per esprimere il mio sentimento irrazionale per Cristo». Ma a chi lo accusa di offendere la fede, Pasolini risponderà che il vero nemico della religione è semmai un altro: il consumismo. Nei suoi “Scritti corsari”, del l 1975, nel "22 settembre 1974. Lo storico discorsetto di Castelgandolfo", Pasolini dichiarava:《Paolo VI ha ammesso esplicitamente che la Chiesa è stata superata dal mondo; che il ruolo della Chiesa è divenuto di colpo incerto e superfluo; che il Potere reale non ha più bisogno della Chiesa, e l’abbandona quindi a sé stessa; che i problemi sociali vengono risolti all’interno di una società in cui la Chiesa non ha più prestigio; che non esiste più il problema dei "poveri", cioè il problema principe della Chiesa, ecc. ecc. Ho riassunto i concetti di Paolo VI con parole mie: cioè con parole che uso già da molto tempo per dire queste cose》. Nel capitolo seguente, "6 ottobre 1974. Nuove prospettive storiche: la Chiesa è inutile al potere", l’utopia pasoliniana si fa ancora più chiara verso a un ritorno pauperistico di origine evangelica:《E poi è proprio detto che la Chiesa debba coincidere col Vaticano? Se – facendo una donazione della grande scenografia (folcloristica) dell’attuale sede vaticana allo Stato italiano, e regalando il ciarpame (folcloristico) di stole e gabbane, di flabelli e sedie gestatorie agli operai di Cinecittà – il Papa andasse a sistemarsi in clergyman, coi suoi collaboratori, in qualche scantinato di Tormarancio o del Tuscolano, non lontano dalle catacombe di Santa Priscilla , la Chiesa cesserebbe forse di essere Chiesa?》. Ci sarà ancora spazio per la fede, se la religione cristiana, che è stata per secoli legata alla civiltà contadina, ora che è stata superata dall’industrializzazione? Pasolini è convinto che il nuovo Potere (così lo scrive negli Scritti corsari), dei consumi di massa, non sappia più che farsene della religione. Certo nei suoi confronti ha un atteggiamento formalmente reverenziale (del resto a governare c'è la Dc), ma sembra essere diventata inutile. E la Chiesa come si comporta? Ha veramente capito di essere di profondamente antitetica all’etica materialistica ed edonistica del consumismo? «Per evitare una fine ingloriosa» la Chiesa «dovrebbe passare all’opposizione, dice sempre in Scritti corsari- contro un potere che vuole ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare sé stessa, per riconquistare i fedeli che proprio per quello che essa è l’hanno abbandonata. Ciò significherebbe il definitivo distacco dal potere politico: potrebbe essere la guida maestosa e non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso; totalitario; violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante. È questo rifiuto che potrebbe dunque simboleggiare la Chiesa: ritornando alle origini, cioè all’opposizione e alla rivolta. O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi». Alla luce di quanto affermato sarebbe molto interessante sapere cosa penserebbe Pasolini della Chiesa attuale con a capo Papa Bergoglio!

 Il Teologo