martedì 13 maggio 2014

Aquarena: ma di cosa stiamo parlando?

L’attuale attenzione mediatica a Rimini è accesa sulla questione Piscina, Supermercato, Terziario e residenze. Questa certamente non è la sede per affrontare la situazione su 1000 mq in più o in meno di costruito, in una città che di territorio ne ha consumato a iosa, con bassa qualità. Le riflessioni di seguito elencate sono diverse ed esulano da stumentalizzazioni politiche, ma sono solo osservazioni della realtà. 1) Un progetto ed una convenzione del 2005 a distanza di nove anni vanno riviste perché i tempi e le esigenze sono sicuramente cambiate. Se vi era in essere un accordo con il Garden questo va rispettato od almeno ridiscusso. Se nella convenzione originaria era previsto un auditorium, perché ora dobbiamo fare i concerti in una piscina? Se c’è la piscina del Garden e quella del Flaminio, obsoleta, ma migliorabile a pochi metri di distanza, costerebbe certamente meno una riqualificazione dell’esistente che una nuova. 2) La seconda questione è urbanistica riguarda la cementificazione del territorio. Se il territorio riminese fosse stato utilizzato con coerenza e senza sprechi, questo scritto non avrebbe ragione di essere. Ma questo territorio ha subito forzature(stupri), gli strumenti di pianificazione e le categorie urbanistiche utilizzate per descriverlo e per realizzare interventi, sono obsolete, velleitarie e di difficile comprensione, non solo per i tecnici e la popolazione, ma per gli stessi che le hanno redatte, i tempi per ottenere i permessi incerti ed i progetti ammissibili hanno categorie di giudizio variabili. Per cui semplificando molto: la densificazione del territorio urbanizzato e la presenza di più funzioni è assolutamente condivisibile, ma allora perché non utilizzare come contenitori per realizzare Piscina, e terziario quelli nuovi già presenti del palacongressi, che sono utilizzati rispetto alle previsioni forse al 30% della potenzialità? Questo si sarebbe risparmio del territorio e delle risorse. Tutta questa pantomima e polemica proveniente a torto e a ragione da tutte le parti, raggiunge l’obbiettivo di distrarre la popolazione, gli amministratori e chiunque affronti il problema dalle reali necessità e possibilità. 3) Serve una Piscina nel territorio laddove ve ne sono altre due a 300/400 mt di distanza (6 minuti a piedi)? Serve un altro supermercato in una città dove vi sono 3 Ipermercati ( befane, malatesta e iperrubicone)? Ricordo che l’Ipermercato ha un bacino di utenza di circa 200.000 utenti, e non a caso richiede permessi provinciali (qualsiasi cosa voglia dire oggi). Inoltre a Rimini vi sono penny, ldil, conad e coop e almeno altri 6/7 discount di vicinanza, quindi potenzialmente in grado di soddisfare un bacino d’utenza di almeno 6/700.000 persone, il doppio dei residenti in provincia. Senza affrontare il tema del commercio al dettaglio. 4) Le vere priorità della città e dei comuni limitrofi sono: Viabilità di tutti i generi, carrabile privata e pubblica, ciclabile, pedonale, marittima ed aerea Fognature quindi trattamento delle acque di ogni genere che sversano nel mare Pianificazione condivisa della città con uno strumento urbanistico (carente in tutta Italia) che tuteli la salvaguardia e lo sviluppo del suolo agricolo, urbano e fluviale, quindi rispetti la morfologia ed i cambiamenti del territorio dovuti a fattori climatici e naturali. Rispetti le categorie linguistiche dell’urbanistica, lotti, isolati urbani quartieri, strade e piazze. Edifici Simbolici, pubblici, religiosi, fabbriche(ma ormai sarebbe più corretto parlare di laboratori), residenze luoghi di svago, palestre etc…… ed eliminare quelle introdotte dalla pianificazione bidimensionale espressa con retini, e sigle medicinali come b1, b2, b3, zep zp3 e via discorrendo. Il territorio, la città e gli edifici sono frutto di uno sviluppo storico che ci rappresenta, rappresentano la storia, la cultura l’intelligenza e le nostre capacità ed i nostri errori allo stesso modo. Per cui osservare l’esistente con tranquilla obbiettività, darebbe risposte alle domande. Il mio modesto e semplice pensiero, da Architetto Umanista, ed anche il mio cane centenario lo ha confermato, con un sintetico “Bau-bau”, è la “sinistrata” realtà della città, con situazioni e realizzazioni apparentemente proiettate al futuro ma fortemente compromesse (a caso, Palacongressi, Fiera e Aeroporto) che richiedono nuova linfa sia come idee, che come utilizzo, condividendo con la città il futuro impiego, nell’interesse comune, ed una integrazione che ad oggi sia per l’ubicazione sia per la forma, sia per la ibrida proprietà manca completamente. Per finire, una curiosità, l’improprio abuso di merito del termine “riminizzazione”, con la differenza che quando l’insoddisfazione per i distruttivi interventi modernisti nelle città storiche si cristallizzano nella protesta pubblica, le amministrazioni cambiano in alcuni casi direzione. A Bruxelles a partire dal 1959, il costruttore Charles Depauw ed il politico locale Paul Vanden Boeynants cominciano un processo di grandi demolizioni nello storico quartier Nord, con l’intenzione di sostituire al quartiere tradizionale isolati di torri corbuseriane e superstrade. Il piano è ampiamente condannato ed il termine “Bruxellizzazione” diventa il simbolo, del movimento per la conservazione urbana, e alla fine come per gli inglesi con il Covent Garden(1968) la spunteranno, al contrario qui talvolta ci si vanta, di aver inserito il termine riminizzazione nel vocabolario. Negli insediamenti tradizionali, sono gli stessi edifici a definire la strada ed essi non sono posti al centro del lotto, né si sviluppano al centro di un territorio urbano edifici con ampi spazi verdi, il motivo di questo insediamento compatto è l’alto valore dei suoli, a breve distanza dal centro città. Valore che scende con l’allontanarsi dal centro, facendo scendere l’interesse delle categorie e degli investitori. Al di là delle considerazioni sugli strumenti urbanistici confusi e bizantini in essere ed in approvazione (forse, speriamo di no), il sistema inappropriato dello sviluppo suburbano convenzionale, verrebbe in questo modo applicato a sfavore dei quartieri esterni già costruiti che resterebbero sprovvisti di servizi e accessibilità, ingolfando di nuove funzioni, peraltro già esistenti a breve distanza, un’area sprovvista di un’adeguata ed equilibrata rete di accesso e deflusso, aumentando il carico di percorrenze automobilistiche mentre se ne riduce se non ho visto male, la dotazione in parcheggi. La realizzazione di una zonizzazione per lo sport ed il congressuale (sempre meno necessario, avendo la possibilità di reti a banda larga che consentono il confronto senza inutili e costosi spostamenti) acuirebbero il problema del consumo di territorio (sprawl) al contrario, dotando di servizi un’area già carica e continuando a dimenticare quartieri esterni che invece ne sono sprovvisti ma meritano pari dignità. Altro argomento è osservare i risultati di uno sviluppo inadeguato, fare finta di nulla e continuare per la stessa strada considerando l’opinione degli altri, sempre alla stregua di sciocchezze, sicuramente nei libri di storia gli ultimi trent’anni di urbanistica riminese diventeranno un modello da prendere ad esempio, o no? Voi che ne dite? P.s. Quale sarà il valore dei contenitori della vecchia fiera da abbattere? E… sarà possibile dentro ad alcuni piazzarci una bella piscina non omologata per le gare? Un intervento Jacuzzi-style ci manca?
 Fausto Battistel Architetto
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