venerdì 30 maggio 2014

Fattoria Italia

L'aforismo più indicato per rappresentare l'Italia di oggi è una teorica nazione visitata dopo un catastrofico terremoto che ha colpito città e paesi. Il tutto raccontato dal solito osservatore straniero, mentre gli abitanti sopravvissuti appartengono a particolari contesti sociali. Ho girato in lungo ed in largo questo sfortunato Paese, colpito da un terremoto lungo 9 anni, sbarcando per ragioni di sicurezza nella città dei bagnini. Mi è sembrato tutto normale, case solide ed un sistema che continuava a concedere redditi importanti, di gran lunga meglio del mio paese. Spostandomi il giorno dopo nella grande città dei pensionati d'oro, trovai tutto ancora meglio, ogni cosa perfetta e funzionante, perfino i giardini presentavano cure maniacali da civivo, con tante fontane zampillanti. Convinto che il movimento tellurico fosse una leggenda, mi sono recato nella città dei disoccupati, per prendere l'areo allo scalo che il Corriere del Pd aveva riaperto grazie all'Enac di Renzi. L'aria era irrespirabile, qualcosa di grave era successo, impressione certificata dalle abitazioni distrutte. Il pane non si trovava, però c'erano ancora due piscine una attaccata all'altra. Avevo trovato quello che cercavo, ma le condizioni erano più gravi di quanto pensassi. Credendo fosse un caso estremo, atterrai nel paese delle partite iva. I sobborghi dei ricchi industriali, legati alle pubbliche amministrazioni ed alle esposizioni, banchieri delle fusioni delle compagnie democratiche o manager delle Here multiservizi che vivevano in spazi bellissimi. Ville faraoniche classificate come le case di Mangianti, piscine senza Palas sopra, condomini dietro ed a fianco il Conad, ma giardini e cascate artificiali, perfino un Auditorium Carim. Mi sono sentito uno straccione. Arrivando con il Trc in periferia le cose cambiarono di colpo. Escluso qualche palazzo, le macerie invadevano le strade, pochi abitanti rimasti, molti morti, altri fuggiti chissà dove. Il contrasto più drammatico era il paragone visivo tra fortunati e sfigati. I primi accusavano i secondi di non aver saputo gestire gli eventi. Amareggiato e sconsolato, come dopo le votazioni, cercai d'arrivare nell'altra grande città dove abitano i buoni pensionati. Enorme, senza sfarzi apparenti, le case avevano resistito. Tutto funzionava ma dipendevano dagli aiuti che sistematicamente venivano da..fuori. Un Tir con un'enorme 80 sulla cabina faceva incessantemente il viaggio dei rifornimenti vitali. Incuriosito, volli approfondire, visitando l'ultima meta rimasta: la città dei giovani. Quelli che hanno tradito Grillo. Un mare di gente girava per le strade mangiando un panino ed una birra sui lungomari non ancora griffati, riempiendo i piccoli pub, destinati a crescere. Prima di andarmene, visitai anche qualche piccolo centro o paesino. Chi riusciva a campare lo faceva grazie agli aiuti pubblici, elargiti sfacciatamente. L'ultima meta era la Città dei Politici. Perfetta, lussuosa, con una cassetta dove potevi, senza alcun obbligo, elemosinare per il resto della popolazione. Salendo il grande palazzo delle decisioni, chiesi ragione di tanta disparità di trattamento. La spiegazione di un simpatico toscano fu illuminante. Applichiamo la democrazia: le attenzioni particolari le riserviamole a quelli che stanno meglio, non vorrà mica che le regaliamo a coloro che vogliono distruggere la nostra città della politica? Alla mia timida obiezione che non ci sarebbe futuro, la risposta secca è stata che dal loro punto di vista era più conveniente andare avanti finchè durava, magari preparandosi al peggio, con valigie già pronte e qualche lingotto d'oro depositato. Tornato a casa mi sono sentito fortunato di non essere nato e vissuto in un paese dove furbizia e cinismo vengono considerate due grandi virtù. 
george orwell 5S