martedì 27 maggio 2014

Time Out

Tra il serio ed il faceto. Grattacieli sì o no? Sì e no. Di recente a Milano sono stati realizzati in un area ormai centrale tra centro storico e Stazione centrale, alcuni edifici, in particolare dei grattacieli, di altezza superiore ai 10 piani fino a quasi 50 circa. Un isolato urbano con 7 / 8 edifici, dei quali percepisco favorevolmente il gesto tecnico e in modo differente, l’alto consumo di territorio, l’esagerata speculazione e prima di tutto il disagio per l’incombenza rispetto ad edifici più bassi, la concentrazione di utenti a pieno regime, è come contenere in 4 ettari la popolazione di 2 piccole città tra i 120.000 abitanti ed i 180,000 ab., per me una sproporzione troppo elevata. Le immagini scattate da terra per confrontare 2 periodi diversi nei quali sono stati realizzati dei grattacieli a Milano. Le aree sono vicine e simili. pirellone Pirellone Le prime immagini riguardano il famoso Pirellone progettato da Giò Ponti e Pierluigi Nervi dal 1956-1960, Attuale sede della provincia lombarda, dopo essere stata sede della regione oggi trasferita a breve distanza. Le successive La torre Galfa, di Melchiorre Bega dal 196-1959, uno dei grattacieli che più mi affascinano, sia per la relazione con il costruito adiacente che per la percezione di un parallelepipedo sinuoso, con facciate in vetro, ma discreto ed elegante, attualmente vuoto, completamente. galfa Torre Galfa E qui il succo, il grattacielo, per forma, dimensione e densità di utilizzatori è a tutti gli effetti un edificio simbolico, grande vuole essere visto anche a distanza, e in prossimità ti dice chiaramente quali sono le sue dimensioni, ti sovrasta. Anche le emozioni nel frequentarlo sono forti, l’altezza, su tutto, la possibilità di osservare a grande distanza, se sei in alto, il timore dell’altezza, la dimensione della gestione, e all’inizio la dimensione del costo. Quando resta l’unico edificio alto, diventa punto di riferimento geografico, quotidiano e culturale. Cosa differente è quando invece della vista per la concentrazione elevata ti si erge di fronte l’altro grattacielo, oppure occludi, quindi vieti completamente la vista a chi sventuratamente subisce la costruzione in prossimità del suo piccolo edificio di 5/7 piani. Ed altro ancora quando la forma ed il progetto realizzato è stato realizzato magari in altri due tre luoghi. Altra riflessione è da farsi sulla sostenibilità, dove l’impiego di energia fossile per la realizzazione e la lavorazione dei materiali, presenta già in fase di ordinazione, uno sbilanciamento energetico, l’energia necessaria a realizzarlo, così elevato e prospetta dei costi di gestione elevati, da renderlo poco ragionevole. Oltre a questo nella maggior parte dei casi l’operazione è prevalentemente economica e non risponde direttamente alle esigenze, alle necessità ed ai desideri della comunità, sia per l’impatto sull’ambiente sempre molto deciso, sia sull’impatto economico, anch’esso sbilanciato fortemente a favore degli imprenditori più che della città. Un aspetto che spesso sfugge è la dimensione dell’impatto visivo, economico e sociale, travolto e sovrastato dallo stupore e dall’eccitazione di così “alta” sfida. Per celebrare una capacità tecnica ed economica, oltre che politica e amministrativa pensiamo mai alla illuminante citazione di Frank Llyod Wright : “I medici possono seppellire i loro errori, gli architetti no” ? Io non sono contrario ai grattacieli o a edifici di grandi dimensioni, ma alla loro densità ed al loro aspetto sì, in fondo la capacità dovrebbe essere anche quella di esprimere la cultura e tradizioni del luogo dove si realizzano questi interventi e rappresentativi della loro popolazione. La consapevolezza dei luoghi ed i benefici per la comunità che li abita potrebbero avere una qualità più “elevata”, che ne dite? P.s Una cosa è certa questi edifici e queste aree fanno la gioia dei fotografi
 Fausto Battistel
 citizen