venerdì 3 luglio 2015

Agosto... in Grecia

Le persone arroganti, di solito, esprimono la loro arroganza con chi è succube. Se all’arrogante rispondi a tono, magari mostrando anche i denti, questi si ammansisce e la mette sul ridere, sullo “stavo scherzando”. Non sono carismatici, sono solo pieni di sé perché qualcuno gli da il permesso di esserlo. Questo è il comportamento della Troika nei confronti della Grecia e questo è lo stesso comportamento di Gnassi nei confronti dei riminesi. Ora la Troika urla, sbraita, ma la Grecia, col medesimo coraggio dei 300 di Leonida, ha affidato al popolo la risposta da consegnare a Bruxelles. Unico e mirabile esempio di democrazia in un’Europa governata da massoni e tecnocrati che usano il popolo a seconda delle loro convenienze, ma non certo per fargli assumere decisioni importanti. Mai come ora sono d’attualità le parole di Gaston de Caillavet fatte pronunciare, in una sua opera, a certi politici: “Democrazia è il nome che diamo al popolo ogni volta che abbiamo bisogno di lui”. A tal proposito sconcerta e deprime leggere stamane le dichiarazioni di Renzi che, con un’inspiegabile deferenza verso la Germania, bolla come un errore il referendum voluto da Tsipras. La parola al popolo non è mai un errore se si crede nella democrazia, ma è la sua essenza. Se invece si hanno in mente altre forme di governo, più oligarchiche, magari tecno-massoniche, allora si possono capire le parole del nostro Premier e, assieme ad esse, le riforme costituzionali volute da lui e da Verdini. Atene resiste in un pantano di battaglie e strategie. Se al referendum vinceranno i SI, la Grecia diventerà ufficialmente una colonia dei poteri forti d’oltralpe; se saranno i NO a prevalere, non finirà né l’euro né l’Unione europea, ma la Troika sarà costretta a tornare al tavolo delle trattative allentando il cappio al collo ellenico. Lo ha implicitamente confermato la Merkel ieri, chiudendo le trattative con la Grecia e dicendo che potranno riprendere solo dopo l’esito del referendum. Il chè vuol dire che riprenderanno con uno Tsipras rafforzarto oppure, come si augurano a Bruxelles, fortemente indebolito, se non addirittura sostituito. Certo è che le trattative riprenderanno comunque ed il banco non salterà. Ma dove sta la similitudine con Rimini, richiamata all’inizio di questo articolo? Gnassi sta facendo in città quello che vuole lui e non quello che farebbe bene ai riminesi: ha contribuito al fallimento di un aeroporto, aumenta la TARI a chi la paga già perché non riesce a recuperarla da quelli che non la pagano, spende e spande in festeggiamenti e cartelloni griffati con relativi basamenti ai limiti dell’ecomostro, chiude il ponte di Tiberio per feste private e famigliari, il tutto mentre i problemi della città non vengono affrontati in maniera strutturale e lungimirante. Di fronte a tutto questo lui dichiara che, anche se verrà rinviato a giudizio per i reati inerenti al fallimento dell’aeroporto, se ne frega e si ricandida per continuare nei festeggiamenti. Ecco dove sta la sua arroganza, nel non aver rispetto dei riminesi tanto da dire, con le parole e con i fatti, io faccio quello che voglio. Atene ha reagito richiamando il popolo alle armi pacifiche della partecipazione democratica. Da noi in Italia questo non succederà mai, ma i riminesi avranno presto la possibilità di usare il loro voto per porre fine a questa situazione di stagnazione che nasconde i problemi grazie all’obnubilamento provocato dalle feste. C'è solo un problema: in Grecia possono scegliere tra l’orgoglio di un popolo e la volontà della Germania. Noi qui, se continua così, potremo scegliere tra il rizuzzarci Gnassi e 7 o 8 nanetti della politica locale. Guardando come stanno le cose da noi, ad agosto prenoto in Grecia.
GB