mercoledì 19 agosto 2015

I Vescovi di Salvini

Perché Matteo Salvini è entrato in conflitto con i vescovi italiani? Anche il raduno degli alpini è diventato terreno di scontro tra il leghista e la Chiesa. Decine di governi e leader di partito prima d’ora hanno fatto a gara su chi fosse più filoclericale, concedendo finanziamenti alle scuole cattoliche, sconti IMU ai sacri immobili ed ogni altro benefit utile ad accaparrarsi i favori di Santa Romana Chiesa. Salvini ha rotto questo trend, come fosse il Pannella dei tempi d’oro. Le ragioni del suo comportamento hanno, a mio avviso, una dimensione molto più grande. La Lega sta cavalcando, per tornaconto di bottega e banalizzandolo, un problema gigantesco, rappresentato dalla tenuta della civiltà cristiana davanti a due enormi sfide: quella del relativismo finanziaro-massonico da un lato e quella dell’ondata islamica dall’altro. Salvini, al pari di altri leader politici europei, ha capito che sta serpeggiando tra la popolazione un disagio crescente, nonostante i tentativi di sedazione praticati dai governanti. Se da un lato la crisi economica strozza i cittadini ed aumenta il divario tra le elites ed il popolo, dall’altro lato lo stesso popolo non riesce nemmeno più a trovare conforto nei valori, nelle tradizioni ed in tutti gli altri elementi di rifugio mistico/psicologico, perché gli stessi valori e tradizioni sono messi in disparte sia dal capitalismo consumistico di cui tutti siamo preda, sia da chi, entratoti in casa, non accetta di vivere secondo un modello culturale che non sente suo e per questo lo mette in discussione. Quando parlo di civiltà cristiana, non mi riferisco ad aspetti confessionali, ma ad un preciso modo di interpretare il consorzio umano, le sue regole, le sue libertà, le sue prospettive. Anni di benessere e miraggi hanno intorpidito le nostre menti e le nostre coscienze; il non riconoscere le radici cristiane della società europea ci ha resi più deboli, proprio perché smarriti di fronte alle nuove opzioni che avanzano. Il relativismo da un lato e l’Islam dall’altro, ci stanno stringendo come una tenaglia, non trovando né resistenza né capacità di mediazione e condivisione di un percorso che generi armonia, ma incontrando solo mollezza e rassegnazione di una civiltà ormai smarrita ed invecchiata. Salvini cavalca questo ed attacca gli esponenti di una Chiesa che, forse, ancora non ha ben capito né dove sta puntando Bergoglio, né quali sono i problemi da affrontare e come farlo. Scannarsi nei sinodi sulla comunione ai divorziati ma non vedere il forzato “incontro” di due civiltà prima che, anche in Europa, diventi scontro, non solo allontana i vescovi dal loro gregge, ma rischia di porli a guardia di un bidone vuoto. La civiltà cristiana, infatti, va quotidianamente costruita e preservata, ma è anche vero che è difficile farlo quando il gregge è ubriaco di consumismo e di proposte di vita basate sulla libertà di fare ciò che più ci aggrada, senza riflettere fino in fondo su cosa sarà domani di noi e dei nostri figli. Giovanni Paolo II contribuì in modo decisivo alla sconfitta del comunismo. La sfida di Francesco è molto più ardua: sconfiggere il capitalismo finanziario e mantenere viva la fede cattolica in armonia con le altre fedi, in un mondo dove i popoli si stanno mescolando forzatamente e dove l’Islam si sposta e si radica, quando non si impone. Il comunismo portava divisioni visibili e sofferenza di alcuni popoli; il consumismo porta “benessere” alle popolazioni più progredite, quindi, perché arretrare da questo modello e non spingerlo ancora più oltre per superare l’attuale empasse? Sta in questa domanda la difficoltà della sfida ed in questa domanda stanno, in buona parte, le spinte migratorie dei popoli che soffrono. È profondamente sbagliato cavalcare elettoralmente questi temi senza proporre soluzioni, ma è altresì sbagliato non richiamare la giusta attenzione sui fenomeni che stanno attraversando la nostra epoca. In teoria dovrebbe essere il pensiero politico a diagnosticare il male ed a proporne la cura, ma il pensiero politico del terzo millennio, logge internazionali a parte, dov’è?
 E. Canzi