lunedì 31 agosto 2015

Ma le biciclette chi gliele da?


Nell’ultimo mese anche Rimini, ovviamente, ha ricevuto la sua bella quota di clandestini provenienti dall’intera Africa, salvati sulle rive libiche e distribuiti in tutta Italia. I numeri sono da intuire in quanto quelli ufficiali sono sicuramente taroccati. A occhio si tratta di qualche centinaia di persone almeno in città. Infatti la mole più consistente, salvo errori, l’ha ricevuta il Centro Storico dove ci sono vari istituti religiosi e, sicuramente l’ex “Casa della giovane” di via Isotta recita una parte importante. Saltano agli occhi dei pochi residenti, di fronte a questo bel numero di nuovi arrivi, almeno due fatti: 1. Si “salvano” solo gli uomini. Infatti a meno che le donne non le nascondano da qualche parte i centinaia di nuovi ospiti che passeggiano per le strade cittadine sono solo di sesso maschile. Che fine avranno fatto le donne? Mah! 2. Ma la cosa che salta subito all’occhio è che, neanche dopo 1 o 2 giorni dall'arrivo i “nuovi ospiti” slalomeggiano tutti in bici. Ovviamente per il Corso e strade limitrofe. Si vede che non sono abituatissimi ma imparano alla svelta e salvo qualche incidente sfiorano a tutta velocità i malcapitati passanti rincorrendosi e parlando sempre all’auricolare. Quel che colpisce è la straordinaria rapidità con cui arrivano queste biciclette che poi non sono gli scassoni che per paura dei furti usano i riminesi ma bici di un certo livello. Oltre alle locali “Vicini” e “Cobran” vi sono anche marchi pregiati come “Benotto”, “Tvv”, “Adventure DHS” ecc.. Ovviamente rispetto a questa crema dell’immigrazione i nostri poveri e storici venditori dei semafori (il gigantesco Mustafà e il magro Mohamed di via Tripoli ecc. ecc. fanno una figura miserrima). Secondo noi, non dico per riportare un po’ di equità con gli italiani, (missione impossibile) ma se non altro tra gli immigrati occorrerebbe trovare subito delle bici di alto livello per i “pochi storici” e soprattutto, per la parità dei sessi, capire perché si salvano solo gli uomini. Le donne arriveranno poi? 
Woland