martedì 27 giugno 2017

Epitaffio

Juri Magrini non ne poteva più, in totale accordo con Melucci, l'anima di quello che resta della politica riminese, ha parlato. L'epitaffio del segretario provinciale è stato realistico ed apprezzabile. Non si è trincerato dietro al fumo gnassiano della Palestina come usava anche 20 anni fa. Non è cambiato il ragazzo, non puoi pretendere che abbia il coraggio di dire quello che vedono tutti, anche Morolli. Non aveva l'abito pronto per la sconfitta. Ha sfarfugliato alibi senza credibilità. Era meglio se usava il Fila Dritto di Magrini. Sincero, perfino commovente, considerata l'appartenenza alla pletora di persone che vivono con la politica: "Non possiamo nasconderci, il problema è il Partito Democratico. Non siamo più attrattivi". Dopo l'orazione funebre e la benedizione di uno dei tanti vescovi di casa e profugo i necrofori possono seppellire l'ultima trovata di De Benedetti. Ha lasciato il gruppo editoriale allo sbando politico in mano al figlio. Sono convinto che presto sul giornale più obamiamo di Obama comparirà un file degli hackers russi colpevoli del ballottaggio. Cosa è riuscito a dire A Te Faz nelle sembianze di Arlotti ve lo risparmio tanto il Carlino lo riporterà per contratto. Brutta briscola (annunciata) per una stampa che non ha alcun rapporto con la realtà, solo un comodo filo diretto con il Palazzo frontista. Per loro Rimini inizia e finisce in Piazza Cavour. Alle volte, 3/4 all'anno, sono costretti ad inseguire il datore di veline sul Lungomare in mezzo ad (almeno) un milione di persone. Quelle che non vi hanno votato sono molte di più.