venerdì 30 giugno 2017

La Coerenza Da Sgabello

E’ una sorta di patologia psicoattitudinale che ammorba larga parte della classe dirigente del Bel Paese. Al suono dei novelli pifferai, tutto fuorché magici, ridestati dal clamore marziale delle legioni che escono dalle nebbie e dalle paludi insalubri del bullismo, tanto che solo ora ho capito perché Caesar decise di varcare il Rubicone con una sola legione occupando nottetempo Ariminum con un pugno di avanguardie, deve aver pensato che avrebbe ridotto la possibilità di essere scoperto, i padri si ridestano dal loro torpore. Gli yes man, quelli del Si a prescindere: dal referendum, al job’s act (inglesismi da unguento), passando per la buona scuola… per il bene supremo del Paese e del popolo ovviamente, ora destatisi dagli effetti della sbornia sono diventati impavidi assertori della nuova sinistra, declinandola verso un più sobrio centro-sinistra. Guardiani supremi del welfare state, del lavoro e della dignità dei più deboli. Il deteriorarsi della cultura politica dopo avere eluso i sancta sanctorum e gli altari istituzionali dove si compivano i riti pagani e tribali della democrazia, del resto adesso anche i matrimoni possono celebrarsi nei capanni della brulla marina, per in apparenza più riservati studi notarili e dopo aver approvato alleanze che annullavano quasi nel suo semicerchio l’emiciclo parlamentare, sono in preda a trasmodante euforia risorgimentale di e da ritorno. Non tutti, alcuni entrati in confusione vagano dispersi, non sanno da che parte andare non avendo capito da quale parte sono partiti…taluni per trovar lo scranno si rivolgono ai commessi stupiti di vederli a sinistra essendo stati eletti a destra. Ma tant’è! La sberla della prova del nove, sebbene di rango meramente amministrativo, il giudizio degli elettori li ha fatti entrare in uno status che ho definito: coerenza da sgabello! Un giudizio inflessibile, durissimo, maturo quello dei cittadini che non premia affatto le confusioni di ruoli, le commistioni di intenti, le pratiche da tardo stato liberale e non sono affatto convinto che un tardivo pentimento e il rivolgersi alla professionalità di studi di chirurgia estetica di fama possa sbiancare e rifare in maniera accettabile e credibile le facce opposte della medesima medaglia, almeno a certuni. Se posso permettermi un suggerimento: prossima volta non cercate di abolire le differenze fra furbi e sciocchi, centro desta e centro sinistra, ma di ridurre o almeno tentare quella fra ricchi e poveri, il gap fra cittadini e banchieri, pensionati sociali e d’orati, conduttori simpatici capaci e raccomandati, rappresentanti e rappresentati, stipendi di lavoratori e manager, giovani e anziani, precari e meno precari. Vi sarebbe anche più facile comprendere le ragioni della nascita del M5S, che su quella prassi abolizionista della schiavitù identitaria, di appartenenza, di militanza, ha fatto proselitismo predicando: “tanto sono tutti uguali, non esiste più destra e sinistra”, sia il fenomeno dilagante dell’astensionismo, che dovrebbe fare squillare nelle vostre menti di statisti un campanello d’allarme dal suono inquietante. Ho letto e ascoltato di tutto, nessuno che abbia pronunciato un mea culpa sentito, sincero. Nessuno che abbia detto ho sbagliato, chiedo scusa ma ho finalmente capito che per divulgare un pensiero occorre che abbia un patrimonio ideale a cui credo e radicato nella mia coscienza individuale; ho capito che se voglio essere efficace nella divulgazione collettiva prima debbo rispettarle io per primo le mie idee e debbo dare l’esempio con le condotte e comportamenti. Essere coerente! Collimare le mie parole con le mie azioni, ciò che dico con ciò che faccio! Il consenso del resto non si crea artificiosamente facendo accordi al vertice per esautorare la base ampliando e convogliando l’offerta in uno stesso contenitore. Siccome questo è quello che è stato tentato, più o meno alla luce del sole, gli elettori, quelli che non si sono rifugiati nell’astensionismo, hanno votato coloro che pur non facendo granché son rimasti fermi nelle loro posizioni tradizionali. Chi vuol piacere a tutti finisce per piacere solo a se stesso.
Roberto Urbinati