lunedì 29 agosto 2011

Commercio Abusivo

Ci piacerebbe conoscere come viene gestita la lotta al commercio abusivo, partendo da riscontri pratici. Quanta merce è stata sequestrata dai 5/6 poliziotti della squadra navale e quanta dai 30 vigili del Comune di Rimini, lasciando perdere per una volta i giochini tipo prevenzione, facciamo anche altro, attività attribuibili anche agli uomini della PolMare. Se il confronto viene posto su una diversa impostazione culturale, si aprono varchi importanti, che fanno saltare le solite ipotesi dei coordinamenti, impegni e responsabilità, lasciando il magma nel quale l'illegalità rimane padrona del territorio. Non stiamo parlando di qualche centinaia di euro ma di milioni e di un esercito infinito, sempre più numeroso che ha ormai superato il numero dei commercianti legali. Da stime assai ponderate, si parla di mille vu cumprà, a cui vanno aggiunti circa duecento cinesi specializzati in massaggi, tatuaggi e vendita di piccola elettronica, ci sono da contare circa due/trecento cingalesi che vendono dagli acquiloni alle rose. Un vero è proprio mercato dove i compiti sono ben divisi, compresa la nuova attività di venditori di bibite con una ripartizione non per merce, ma per territori. Il problema per chi vende non è dato dalla repressione, ma dalla paura dei potenziali clienti di trovarsi davanti a prodotti taroccati, ecco perchè i prodotti di punta sono le lattine, con la becks come presenza principale, per due ordini di motivi, legati alla facilità per il cliente di gabellarla come acquistata nel locale ed un minimo di garanzia igienica data dalla cartina argentata attorno al collo e al tappo della bottiglia. Anche in questo caso non parliamo di qualche centinaia di pezzi, ipotesi facilmente riscontrabile nei supermercati riminesi, dove in occasione di eventi speciali, ci sono centinaia di persone che caricano auto solo di questi prodotti. Un sistema talmente ben oliato che nei momenti delle grandi manifestazioni rosa, vengono lanciate promozioni ed offerte speciali per attirare questo tipo di clientela, sapendo di non subire la concorrenza del commercio all'ingrosso che per vendere chiede regolare partita iva. Chiudiamo con due riflessioni: la prima di carattere concorrenziale, la seconda legata alla sicurezza generale, chiedendo a chi ci rappresenta se sia giusto fare chiudere un'attività per la mancanza di uno scontrino e continuare con questo andazzo ormai arrivato alla perfezione commerciale. I numeri di questa illegalità hanno superato quella legale, se li uniamo alla prostituzione ed allo spaccio, abbiamo raggiunto un quadro allarmante, l'usura ed il riciclaggio li lasciamo per il prossimo articolo.